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Solo briciole per la ricerca

(Intervista per The Post International)

<<Mi ha colpito che l’aumento delle spese militari sia stato votato da un giorno all’altro, senza alcun dibattito pubblico , sottolinea a TPI Francesco Sylos Labini, direttore di ricerca al Cref – Centro ricerche Enrico Fermi e fondatore del sito Return on Academic Research (Roars) dedicato alla discussione di temi della politica dell’università e della ricerca. Tutti coloro che si schierano sempre contro l’aumento della spesa pubblica, per qualsiasi motivo, stavolta non hanno detto una singola parola. Ogni investimento per l’università negli ultimi 10 anni era visto come acqua versata in un secchio bucato. Invece la spesa militare chi la monitora? Chi la valuta? Niente, di questo non si discute >>

Ammontare e variazione del finanziamento pubblico all’università

Finanziamento pubblico al sistema universitario e sua variazione dal 2008. C’è chi taglia e chi investe (Fonte: Gianfranco Viesti  “Università in declino: un’indagine sugli atenei da Nord a Sud” Donzelli editore”)  . #RischioPrevisioni

Rischio e Previsioni, cosa ci dice la scienza sulla crisi

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Fund people not projects !

La ricerca è finanziata attraverso bandi competitivi e finanziamenti diretti: l’ammontare del bilancio totale delle spese in ricerca e il modo secondo cui tali spese sono distribuite tra i ricercatori definiscono la politica della ricerca di uno Stato. A questo riguardo, una questione cruciale è se sia più efficace assegnare grandi finanziamenti a pochi ricercatori d’élite oppure piccoli finanziamenti a molti ricercatori. Come ha notato John Ioannidis, non vi sono evidenze adeguate che stabiliscano se sia meglio assegnare più risorse a pochi scienziati oppure distribuire finanziamenti più piccoli a un maggior numero di ricercatori, e dunque bisognerebbe studiare il problema in maniera analitica, poiché «È uno scandalo che miliardi di dollari siano spesi per la ricerca senza sapere quale sia il migliore modo per distribuire i finanziamenti»  La scrittura, la revisione dei progetti e l’amministrazione delle sovvenzioni finiscono per assorbire la maggior parte del loro tempo: una soglia troppo elevata del tasso di accettazione dei progetti di ricerca determina quindi un enorme spreco del tempo e delle risorse che la grande frazione di candidati che non ha successo deve impiegare nell’elaborazione di progetti che alla fine non sono finanziati. Questo tempo dovrebbe essere calcolato nel bilancio totale del finanziamento, perché le università e gli istituti di ricerca lo pagano. Per questi motivi, un finanziamento strutturale, affiancato da un finanziamento a progetto con tassi di successo molto più laschi del 5%, favorirebbe una maggiore diversità scientifica che, come una maggiore diversificazione genetica, aumenterebbe la probabilità che qualche ricercatore (come alcuni geni mutanti) avrà quelle caratteristiche che daranno dei frutti innovativi in un futuro imprevedibile. #RischioPrevisioni

Rischio e Previsioni, cosa ci dice la scienza sulla crisi

 

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