Nell’ultima settimana due diversi episodi che riguardano il ruolo pubblico degli scienziati sono stati all’attenzione dell’opinione pubblica: l’intervento sulla guerra del fisico Carlo Rovelli al concerto del Primo Maggio, e la polemica tra il geologo Alberto Prestininzi e Chloé Bertini di Ultima Generazione, un gruppo di attivisti sul problema dei cambiamenti climatici, nel programma di Corrado Formigli Piazza Pulita. C’è una differenza sostanziale tra questi due interventi.
Il 24 febbraio 2022 truppe e carri armati russi hanno attraversato il confine ucraino; la principale risposta dell’Occidente è stata l’imposizione delle sanzioni economiche più dure in un secolo: una vera e propria guerra economica. Uno dei generali di questa guerra è stato Mario Draghi, che affermava a giugno 2022: “Le sanzioni funzionano. Il Fondo monetario internazionale prevede che quest’anno il costo inflitto all’economia russa sarà pari a 8,5 punti del Pil. Il tempo sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci”. Secondo Enrico Letta (marzo 2022), “le sanzioni sono durissime e stanno facendo molto male alla Russia che è vicina al default”. Queste previsioni sono state smentite da quello che è avvenuto in seguito. I conflitti armati sono spesso determinati dal potere economico, mentre l’intricata interazione tra storia e politica gioca un ruolo cruciale nell’economia di una nazione e di come questa reagisce in tempi di crisi.
Perché dunque l’economia russa non è crollata? Questa è una domanda imbarazzante che è stata espunta dal dibattito pubblico proprio perché un anno fa gli esperti rassicuravano che le sanzioni avrebbero messo velocemente in ginocchio un Paese considerato “una stazione di gas con armi nucleari”. Non sembra che questa visione della Russia si sia rivelata corretta.
Per 75 anni, il Doomsday Clock, l’orologio del giorno del giudizio, è stato una metafora delle minacce che incombono sull’esistenza umana. Questo orologio segnala quanto siamo vicini a distruggere il mondo con tecnologie pericolose di nostra creazione. Quando fu creato nel 1947, il posizionamento del Doomsday Clock si basava sulla minaccia rappresentata dalle armi nucleari, all’epoca il pericolo maggiore per l’umanità. Oggi è stato regolato all’ora più vicina alla mezzanotte di sempre.
Tra le novità del nuovo governo c’è la denominazione del ministero dell’Istruzione cui è stato aggiunto “e del Merito”. Con questa operazione cosmetica si è esplicitato l’obiettivo perseguito negli ultimi tre lustri da tutti i vari ministri che si sono avvicendati in quel ruolo. Per quanto possa apparire paradossale, e non lo è affatto, l’ideologia meritocratica è stata infatti la bussola che ha guidato la politica della scuola e dell’università dalla riforma Gelmini in poi.
Il Fatto economico di questa settimana è dedicato a proporre idee di governo per l’Italia, idee che siano estranee alla marmellata neoliberale che ha guidato il Paese al declino pressoché ininterrottamente dagli anni 90 a oggi: uscire dalla pandemia per ritrovarsi nel mondo di prima aggiungerebbe il danno alla beffa. In queste pagine non troverete idee rivoluzionarie, se non nella misura in cui lo sono diventati il buon senso, la solidarietà, il bene comune: dall’energia al lavoro, dal fisco al ruolo dello Stato nell’industria e nella ricerca fino alla grande questione delle regole macroeconomiche europee si tratta di proposte realizzabili, appena se ne abbia la forza e la volontà politica. Contributi: energia (Giuliano Garavini), lavoro (Guendalina Anzolin), disuguaglianze (Tommaso Faccio), ricerca (Francesco Sylos Labini), politica industriale (Simone Gasperin), autostrade (Giorgio Ragazzi) e una intervista di Alessandro Bonetti sui conti pubblici ad Antonella Stirati.
Letture consigliate per costruire un’alternativa politica, economica e sociale.
La ricerca scientifica è stata a lungo trascurata in termini di finanziamento, attenzione politica, importanza pubblica e culturale. La pandemia ha cambiato questa situazione: il valore della ricerca è stato riconosciuto, i finanziamenti sono stati annunciati e i ricercatori sono alla ribalta. Tuttavia, questa nuova situazione non è priva di pericoli. A volte gli scienziati intervistati in qualche talk show si allontanano dalla loro area di competenza, come quando i virologi parlano di epidemiologia, i biologi di politica sanitaria e così via. Per questo, gli scienziati hanno spesso diversi punti di vista su argomenti che sono lontani dal proprio dominio professionale: questo non è sorprendente, ma può confondere l’opinione pubblica che considera gli scienziati come i detentori della verità ultima. Come è possibile che ci siano molte verità “ultime” a volte opposte? Continue reading La pandemia come il terremoto non si prevede, ma si monitora→