Viviamo in tempi in cui gli economisti vanno di moda e diveggiano sui talk show. Le loro opinioni soggettive vengono presentate al pubblico come se fossero delle verità scientifiche oggettive. Quando gli scienziati “puri” (matematici, fisici, biologi, ingegneri, chimici) ascoltano una intervista a un economista, il quale troppo spesso presenta la propria argomentazione accreditandola di un valore oggettivo, rabbrividiscono. L’economia, infatti, è una disciplina di studio, complessa, nobile, affascinante. Ma non è una scienza. Nel mondo in cui oggi viviamo, gli economisti sono funzionali a determinate scelte politiche e non c’è proprio concorrenza tra loro e gli scienziati, le cui opinioni vengono raramente richieste. Un astrofisico italiano, Francesco Sylos Labini -un attivo ricercatore che lavora presso il Centro Enrico Fermi e l’Istituto per i Sistemi Complessi del Consiglio Nazionale delle Ricerche a Roma- indignato per questa moda dilagante, ha deciso di scrivere un libro per sgombrare il campo da queste pericolose ambiguità. Il saggio si chiama “Rischio e previsione: cosa può dirci la scienza sulla crisi?” ed è da poco uscito pubblicato dalle edizioni Laterza di Bari. Il prof. Sylos Labini mi ha rilasciato quest’intervista per i lettori del blog.
1) Lei è uno scienziato puro, in quanto fisico teorico, è abituato quindi a vedersela con inoppugnabili prove, esattezza indiscutibile e certezza documentata. Perché ha scelto di scrivere questo libro?