Proprio ieri l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato a stragrande maggioranza a favore di una risoluzione che chiede l’immediato cessate il fuoco a Gaza, con il voto contrario degli Stati Uniti e l’astensione, tra i pochi altri, dell’Italia della Germania e del Regno Unito. Qualche giorno fa gli Stati Uniti hanno posto il veto alla bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza che avrebbe richiesto un immediato cessate il fuoco umanitario a Gaza e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi (il Regno Unito si è astenuto). Dove è l’indignazione per questo massacro? Durante la guerra del Vietnam, gli accademici e gli intellettuali americani fecero sentire la loro contrarietà: ma oggi dove sono? Delle voci critiche, di grande prestigio e meno isolate di quello che sembra, ci sono come anche sembra esserci un notevole fermento nei campus statunitensi.
Secondo Jeffrey Sachs, Direttore del Centro per lo sviluppo sostenibile della Columbia University, dove è professore universitario, c’è un forte tentativo di intimidire tutti “di non dire una parola sui 17.000 palestinesi morti, sui milioni che sono stati sfollati, sulle centinaia di migliaia di case apparentemente distrutte durante i bombardamenti: chiunque critichi quello che sta avvedendo è additato di essere sei anti-Israele ed antisemita e questa è la maniera di silenziare chi si oppone alla politica degli Stati Uniti”. Secondo Sachs il problema è che i politici americani credono da tempo che il loro biglietto per il successo sia sostenere Israele incondizionatamente e quello che stanno facendo ora va oltre il sostegno incondizionato: gli Stati Uniti sono i fornitori delle bombe che stanno uccidendo migliaia, probabilmente alla fine decine di migliaia di donne e bambini innocenti a Gaza. Quindi sostiene Sachs “c’è un tentativo di silenziare il dissenso da parte dei politici e da parte di tutti i sostenitori di Israele, che devono essere piuttosto disperati perché il mondo intero vede attualmente enormi crimini di guerra e stanno cercando di impedire alle persone di parlare di questa realtà”. I giovani lo sanno, gli studenti nei campus vedono cosa sta succedendo, c’è una enorme divisione generazionale che si è aperta perché i giovani sono scioccati da ciò che sta avvenendo.
Per questo alcune rettrici di importanti atenei statunitensi sono state messe sotto accusa da una commissione parlamentare per non aver espulso gli studenti attivi in solidarietà con la Palestina, con l’accusa fantasmagorica di “inneggiare al genocidio degli ebrei”. Un nuovo maccartismo paventa che nelle grandi università americane domini un pensiero unico allineato con “l’estrema sinistra”. Se molti studenti si oppongono apertamente e manifestano, i dirigenti universitari sono in una posizione delicata: da una parte devono costantemente garantire la tutela della libertà di espressione ma devono anche mantenere buone relazioni con i donatori, che rappresentano una delle principali fonti di finanziamento degli istituti di istruzione superiore negli Stati Uniti. Nel modello economico delle principali università di ricerca americane, che dipendono essenzialmente dalle entrate derivanti dalle dotazioni e dalle sponsorizzazioni, i donatori esercitano un’influenza crescente che solleva interrogativi sulla garanzia della libertà accademica e della libertà di espressione nei campus. Il risultato di questa offensiva è stato che la presidente dell’università della Pennsylvania, Liz Magill, ha annunciato le dimissioni dopo la sua testimonianza al Congresso sull’antisemitismo nel suo campus.
Stephan Walt, politologo statunitense, docente di politica internazionale presso la John F. Kennedy School of Government dell’Università Harvard ha scritto “Da realista (ndr: nel senso della dottrina realista delle relazioni internazionali), riconosco che a volte ci sono compromessi tra legittimi interessi di sicurezza e considerazioni morali. Detto questo, mi è difficile capire come gli alti funzionari della politica estera statunitense possano guardarsi allo specchio oggi.”
John Mearsheimer, professore presso l’università di Chicago e famoso scienziato politico americano ha scritto un articolo sul massacro in corso a Gaza. È un’altra voce importante fuori dal coro, spesso critica sulla politica estera degli Stati Uniti, che ha sentito la necessità di dichiarare pubblicamente la sua posizione sullo scandaloso massacro in corso a Gaza.
<<Non credo che qualsiasi cosa io dica su ciò che sta accadendo a Gaza influenzerà la politica israeliana o americana in quel conflitto. Ma voglio che sia messa a verbale in modo che quando gli storici guarderanno indietro a questa calamità morale, vedranno che alcuni americani erano dalla parte giusta della storia.
Quello che Israele sta facendo a Gaza alla popolazione civile palestinese – con il sostegno dell’amministrazione Biden – è un crimine contro l’umanità che non ha alcuno scopo militare significativo. Come afferma J-Street, un’importante organizzazione della lobby israeliana, “la portata del disastro umanitario in atto e delle vittime civili è quasi insondabile”.
1) Israele sta massacrando di proposito un numero enorme di civili, di cui circa il 70% sono bambini e donne
2) Israele sta affamando di proposito la disperata popolazione palestinese limitando enormemente la quantità di cibo, carburante, gas da cucina, medicine e acqua che possono essere portati a Gaza
3) Leader israeliani parlano dei palestinesi e di ciò che vorrebbero fare a Gaza in termini scioccanti [il che porta importanti studiosi] a concludere che Israele ha un ‘intento genocida.
4) Israele non si limita a uccidere, ferire e affamare un numero enorme di palestinesi, ma distrugge sistematicamente le loro case e le loro infrastrutture critiche – tra cui moschee, scuole, siti del patrimonio, biblioteche, edifici governativi chiave e ospedali
5) Israele non si limita a terrorizzare e uccidere i palestinesi, ma sta anche umiliando pubblicamente molti dei loro uomini che sono stati radunati dall’IDF durante le perquisizioni di routine
6) Anche se gli israeliani stanno facendo il massacro, non potrebbero farlo senza il sostegno dell’amministrazione Biden
7) Mentre la maggior parte dell’attenzione è ora rivolta a Gaza, è importante non perdere di vista ciò che sta accadendo contemporaneamente in Cisgiordania. I coloni israeliani, in stretta collaborazione con l’IDF, continuano a uccidere palestinesi innocenti e a rubare la loro terra.
Mentre guardo questa catastrofe per i palestinesi, mi rimane una semplice domanda per i leader di Israele, i loro difensori americani e l’amministrazione Biden: non avete un po’ di decenza? >>