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Giornata Internazionale della Luce 

La Giornata Internazionale della Luce è un’iniziativa globale che fornisce un punto focale per il costante apprezzamento della luce ed il ruolo fondamentale che svolge nella scienza, nella cultura e nell’arte, nell’istruzione e nello sviluppo sostenibile, e in altri campi, come la medicina, le comunicazioni e l’energia.

La Giornata si è celebrata per la prima volta il 16 maggio 2015, anniversario della prima operazione di successo del laser, nel 1960, da parte del fisico e ingegnere Theodore Maiman. Questo giorno è un invito a rafforzare la cooperazione scientifica e sfruttare il suo potenziale per favorire la pace e lo sviluppo sostenibile.

Guarda la puntata

Parole Proibite: Conflitto Economico Militare

L’appello del prof. Emiliano Brancaccio, ripreso da Financial Times e Le Monde, parte dal fatto che una delle principali ragioni della guerra tra Russia e Ucraina vada ricondotta alla competizione economica globale tra Cina e Stati Uniti. Di conseguenza suggerisce che bisogna ricercare le condizioni che favoriscano un nuovo equilibrio economico per allentare le tensioni internazionali e porre fine alla guerra. Ne parliamo questa sera, dalle ore 23:00, con la nuova puntata di “Parole Proibite: Conflitto economico militare” insieme a Emiliano Brancaccio, docente di Economia politica ed Economia internazionale, il fisico e saggista Francesco Sylos Labini, Clara Mattei, docente di Economia New School for Social Research di New York e Martina Pignatti, presidente del comitato etico di Banca Etica.

Solo briciole per la ricerca

(Intervista per The Post International)

<<Mi ha colpito che l’aumento delle spese militari sia stato votato da un giorno all’altro, senza alcun dibattito pubblico , sottolinea a TPI Francesco Sylos Labini, direttore di ricerca al Cref – Centro ricerche Enrico Fermi e fondatore del sito Return on Academic Research (Roars) dedicato alla discussione di temi della politica dell’università e della ricerca. Tutti coloro che si schierano sempre contro l’aumento della spesa pubblica, per qualsiasi motivo, stavolta non hanno detto una singola parola. Ogni investimento per l’università negli ultimi 10 anni era visto come acqua versata in un secchio bucato. Invece la spesa militare chi la monitora? Chi la valuta? Niente, di questo non si discute >>

Intervista su “Domani”

(vai al link)

Il merito solo al nord

Ma chi decide chi sono i meritevoli e qual è il rischio di questo meccanismo? La pagella delle università su cui si basa la divisione dei premi viene scritta ogni anno dall’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), ente pubblico che fa capo al ministero dell’Istruzione. I criteri elaborati finiscono di fatto per premiare nella prevalenza dei casi le regioni del Nord: nell’ultimo rapporto Anvur le università del settentrione, infatti, riportano tutte un livello elevato mentre al Sud e nelle isole solo quattro sono definite «pienamente soddisfacenti».

«Il risultato di questa operazione matematica non tiene sostanzialmente conto dell’unico vero criterio di valutazione: il rapporto tra le performance, le risorse dell’università e il contesto territoriale ed economico in cui sono inserite: funziona un po’ come nelle classifiche del calcio, vincono i più forti col budget più alto, e questo fa sì che il loro budget diventi sempre maggiore, mentre i “meno forti” entrano in una spirale verso il basso da cui non hanno modo di uscire e che li porta ad avere sempre meno risorse», dice Francesco Sylos Labini, fisico e docente universitario fondatore della rete Roars (Return on Academic Research), voce critica del mondo della ricerca italiano.

«Questo meccanismo – continua – ripropone all’infinito lo status quo senza contribuire in alcun modo a colmare i divari e le disuguaglianze. Gli effetti si riflettono anche sugli studenti: si proteggono i bravissimi che arrivano all’università già bravissimi ma non si riesce ad elevare il livello medio generale».