Partecipando alla conferenza “The Economy of Francesco” sono rimasto davvero colpito per due motivi. Il primo è aver ascoltato di persona un discorso di grandissimo spessore ideale, politico e umano. Papa Francesco è davvero l’unico politico dei nostri tempi (questo è l’aspetto che vedo io). Le sue posizioni sulla guerra e in genere sui grandi problemi nostri tempi la crisi ambientale, le disuguaglianze in primis, sono davvero avanti anni luce a qualsiasi discorso politico e pubblico dominante. Semplicemente è il risultato di una riflessione profonda potente che è partita da lontano e che guarda dall’alto le difficoltà e i problemi in cui siamo immersi. Certo ha una angolazione religiosa in cui mi non ritrovo direttamente per cultura e per formazione, ma che comprendo e senza esagerare ammiro.
Il ruolo dell’economia nel modellare la società ma soprattutto il ruolo dell’economia neoliberale nell’ aver cambiato i valori negli ultimi 40 anni nell’aver generato disuguaglianze inaccettabili, il culto del mercato come regolatore dell’ economia e della vita, il disprezzo per i poveri e per gli ultimi.
Mi sono ritrovato in questo discorso, come forse mai prima d’ora in un discorso di tale livello perché era proprio questo il tema del mio intervento sull’illusione della meritocrazia. E questo è stato il secondo motivo della mia sorpresa ! Qui sotto metto un link alle slides.
Questo è il link al discorso di Papa Francesco.
Riporto per intero questa splendida citazione
<<In effetti, quando alla comunità civile e alle imprese mancano le capacità dei giovani è tutta la società che appassisce, si spegne la vita di tutti. Manca creatività, manca ottimismo, manca entusiasmo, manca il coraggio per rischiare. Una società e un’economia senza giovani sono tristi, pessimiste, ciniche. Se voi volete vedere questo, andate in queste università ultra-specializzate in economia liberale, e guardate la faccia dei giovani e delle giovani che studiano lì. Ma grazie a Dio voi ci siete: non solo ci sarete domani, ci siete oggi; voi non siete soltanto il “non ancora”, siete anche il “già”, siete il presente.>>
Qui il link ad una mia intervista sul tema Per la Pontificia Facoltà Teologica
E qui sotto le slides del mio intervento