Qualcuno si ricorderà che nel 2016 avevo studiato abbastanza in dettaglio i dati di xylella. Poiché si trattava di statistica elementare e di leggere qualche illeggibile rapporto, armato di santa pazienza l’avevo fatto. Ed avevo scritto qui quello che avevo capito cioè che non c’era nessuna evidenza di rapporto causale tra presenza del batterio della xylella e disseccamento e neppure nessuna evidenza di correlazione. I dati che avevo visto all’epoca che erano gli unici pubblici riguardavano qualche migliaio di ulivi.
Notavo che
“In particolare vorrei soffermarmi sul punto centrale della pericolosità del batterio Xf: la prova che questo sia la causa della malattia degli ulivi. Se le conseguenze della sua pericolosità per gli ulivi sono, infatti, straordinarie, ci si aspetta che le prove scientifiche che mostrano la pericolosità della Xf siano altrettanto straordinarie … tutte le piante malate devono presentare il batterio e tutte quelle sane non lo devono avere. Questo è il primo punto critico. Nella figura 1, che riproduce una tabella estratta da uno dei due più recenti Audit effettuati dalla Commissione europea in Puglia, troviamo che su un campione studiato di 20.381 piante d’ulivo (che corrisponde al campione più numeroso per il quale si conoscono i dati) ci sono 987 alberi con sintomi della sindrome CoDiRo e 19.819 senza sintomi. Dei primi sono positivi al batterio Xf solo la metà circa, cioè 562. Dunque ci sono 425 ulivi che soffrono di sintomi della malattia, ma che apparentemente non sono affetti da Xf. Ci possono essere tre ragioni per questo fatto: la prima è che i test diagnostici non sono abbastanza sensibili per rilevare con alta frequenza la presenza della Xf (il che significa che i test diagnostici andrebbero rifatti molte altre volte per rivelare il segnale del batterio), oppure, la seconda ipotesi, è che Xf non sia la causa della malattia degli ulivi. Infine ci potrebbe essere la possibilità che la presenza di Xf aumenti all’aumentare della gravità dei sintomi, ma non avendo un’indicazione sulla gravità dei sintomi ma solo sulla presenza di sintomi non è possibile ora concludere qualcosa in proposito. In ogni caso il fatto che la metà degli ulivi con sintomi sia senza Xf è molto peculiare e va contro il primo postulato di Koch: senza una chiara correlazione tra presenza di Xf e malattia non si può concludere che vi sia anche un rapporto di causalità.“
Dunque la mia conclusione era
“Abbattere ulivi secolari è una decisione straordinaria che dovrebbe essere presa solo alla luce di evidenze scientifiche indiscutibili. Non è questo il caso della vicenda ulivi in Puglia.“
Ora è uscito questo articolo che ha analizzato dati di centinaia di migliaia di ulivi per un periodo di tempo di dieci anni. Trovano nei dati ufficiali della regione Puglia che riportano il monitoraggi degli ultimi 10 anni che la percentuale alberi positivi a Xf degli alberi disseccati scende a meno del 20% raggiungendo per certe zone e anni il 3%. Dunque notano che
In most of the sampled trees that showed symptoms of OQDS, the bacterium was not detected. Based on these data and according to epidemiological models that verified the negligible role of asymptomatic olive trees in the spreading of OQDS, we propose to eliminate the rule requiring the uprooting of all host plants that surround one Xfp-positive tree in a radius of 50 m. Such an implementation could save many healthy centennial and monumental olive trees and the remarkable landscape that they contribute to.
La conclusione è semplice
“Nella maggior parte degli alberi campionati con sintomi di disseccamento, il batterio (Xylella) non è stato rilevato.”
e dunque concludono
“Sulla base di questi dati e … proponiamo di eliminare la norma che impone l’estirpazione di tutte le piante ospiti che circondano un albero Xfp-positivo in un raggio di 50 metri. Tale applicazione potrebbe salvare molti ulivi centenari e monumentali sani e il notevole paesaggio che essi contribuiscono a creare.”
Ricordiamo il can can mediatico del “caso xylella” in cui chi sollevava dubbi era subito additato come negazionista e contro la scienza. Addirittura Paolo Mieli scrisse un editoriale dal titolo
“Un Paese che odia la scienza”
“L’Italia sta diventando sempre più un Paese ostile al metodo scientifico e amante delle teorie del complotto. L’ennesima dimostrazione viene dal caso della «Xylella fastidiosa», batterio che produce grave nocumento all’ulivo, penetrato in Europa diciotto anni fa e più recentemente in Italia, nel Salento. …Prendendo in seria considerazione anche l’ipotesi di sradicare gli ulivi già colpiti per provare a sterminare gli insetti diffusori dell’infezione e creare un cordone sanitario che isoli le piante infette.”
Questa assurda ed incredibile storia mi ha fatto capire l’assurdo ed incredibile livello della stampa italiana.