Votare contro i pifferai dell’apocalisse atomica

Noam Chomsky, uno dei più lucidi intellettuali viventi, ha dato la più ficcante definizione della guerra in Ucraina: “La ragione per insistere nel chiamarla ‘invasione non provocata’ è che si sa perfettamente che è stata provocata. Infatti, ci sono state provocazioni estese risalenti agli anni 90. Questa non è solo la mia opinione, ma è l’opinione di quasi tutti i vertici dell’alto livello diplomatico degli Stati Uniti e chiunque abbia gli occhi aperti può vederlo, siano essi falchi o colombe, chiunque sappia qualcosa a riguardo. Ovviamente il fatto che sia stata provocata non implica che sia giustificata, sono due cose diverse”. Che siano così le cose è talmente evidente che lo stesso segretario generale della Nato Stoltenberg, diventato d’un tratto colui che decide le sorti di tutti i Paesi europei al di fuori di ogni legittimità democratica, lo ha confermato quando ha dichiarato in una audizione al Parlamento Ue che è stata la spinta incessante dell’America ad allargare la Nato all’Ucraina la vera causa della guerra e il motivo per cui essa continua ancora oggi: “Il presidente Putin, nell’autunno 2021, aveva inviato una bozza di trattato, che voleva che la Nato firmasse, di non permettere più alcun allargamento della Nato… Ed era una condizione preliminare per non invadere l’Ucraina… L’abbiamo respinto. Quindi, è entrato in guerra per evitare che la Nato si avvicinasse ai suoi confini”. Che la situazione fosse questa era noto sin dal 2008 quando l’ambasciatore Usa a Mosca William Burns, oggi direttore della Cia, scrisse un cablo a Washington, poi pubblicato da Wikileaks (altro motivo per avercela con Assange), dal titolo “No significa no” in cui spiegava che l’inclusione dell’Ucraina nella Nato avrebbe suscito la preoccupazione della classe politica russa in materia di sicurezza nazionale: “Gli esperti ci dicono che la Russia è particolarmente preoccupata che le forti divisioni in Ucraina sull’adesione alla Nato, con gran parte della comunità di etnia russa contraria, possa portare a una grande spaccatura con violenze o, peggio, una guerra civile. In questa eventualità, la Russia dovrebbe decidere se intervenire o meno: una decisione che non vuole prendere”.

Malgrado dunque che cause e conseguenze fossero chiare e che non siano state intraprese le necessarie iniziative diplomatiche, in quasi tre decenni, per trovare una soluzione accettabile a tutti della crisi ucraina, oggi ci troviamo sull’orlo di una guerra con una superpotenza nucleare in Europa. Lo scivolamento verso quest’esito è stato guidato da una narrativa pubblica, che ha sostituito quasi completamente l’informazione – il “quarto potere” –, secondo cui Zelensky è come Churchill e Putin come Hitler, e Churchill non può perdere contro Hitler. Il genio è uscito dalla lampada e nessuno ora ha interesse o volontà di fermare il meccanismo infernale. Non ce l’ha il nostro governo né l’opinione pubblica, alla quale è stata ripetuta talmente tante volte la narrazione dell’“invasione non provocata”, di Zelensky-Churchill e Putin-Hitler, che ha seguito il pifferaio senza porsi troppe domande.

La guerra però è vicina e nessuno ne fa più mistero a partire dai Paesi baltici e dalla stessa von der Leyen, che continuano a fare dichiarazioni incendiarie. Dopo l’incredibile sequenza di errori (come le inefficaci sanzioni economiche alla Russia), le bugie (i russi che combattono con le pale e rubano i chip alle lavatrici) e le tante iniziative belliciste che hanno solo alimentato l’escalation, senza risolvere alcunché, siamo arrivati al punto in cui la Nato si accinge alla guerra contro la Russia. Nel nostro nome? No, l’opinione pubblica non è proprio considerata anche perché non disturba il manovratore. Potrà forse dare qualche fastidio quando torneranno i primi cadaveri, ma a quel punto la situazione sarà ancora più compromessa e la via della ragionevolezza sempre più remota. Le sparute minoranze politiche che hanno compreso che più armi e più guerra non avrebbero portato alla pace vanno senza dubbio votate alle elezioni, anche se non si capisce cosa possa fare effettivamente il Parlamento Ue dato che le decisioni sono prese altrove.

Nella migliore delle ipotesi il piano sarebbe una guerra limitata e convenzionale con la Russia senza escalation nucleare, anche se non è chiaro chi la farebbe. Abbiamo però visto come i piani dei nostri grandi strateghi (non) abbiano funzionato finora. Durante la guerra fredda l’attacco a una potenza nucleare era fuori discussione: oggi, invece, sembra che l’azzardo di una tale strategia sia considerato accettabile, anche se è ovvio – da un punto di vista razionale – che non dovrebbe esserlo. I russi hanno già fatto sapere che a un eventuale attacco sul loro territorio potranno rispondere con armi nucleari: perché non si ha più paura della guerra nucleare?

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