
Workshop 1-2 April
The Fraternal Economy workshop will bring together global leaders of the UN system and developing and developed country governments, to discuss the ethical imperatives of the forthcoming UN Finance for Development Summit (June 30 – July 3, 2025).

As with the Fraternal Economy meeting on the Summit of the Future, the Finance for Development Summit will permit a highly productive interaction between the Church, finance leaders, philosophers, and economists.
Title: The Physics of Complexity: From Natural Laws to Human Systems

In my contribution, I will present a physicist’s perspective on the dynamics of financial markets, focusing on key features often overlooked in the classical economic framework.
At the core of traditional economic theory lies the concept of equilibrium—a state where deregulated markets are assumed to be inherently efficient, and where rational agents quickly correct any mispricing or forecasting error. In this view, prices reflect underlying fundamentals, ensuring the optimal allocation of resources. Free markets are thus considered self-stabilizing systems, capable of absorbing shocks and returning to equilibrium through internal corrective dynamics.
This theoretical framework allows for the application of the ergodic hypothesis: the idea that the future evolution of a system can be derived from its probability distribution, which remains constant over time precisely because the system is in equilibrium.
However, I want to emphasize that, in many physical systems, equilibrium is not the natural or most probable configuration. Rather, such systems often settle into states of meta-stability—temporary, seemingly stable conditions that are, in fact, fragile and susceptible to disruption. These systems evolve through the dynamical interaction of elementary constituents, and their trajectories are marked by time-dependent processes.
Their evolution is typically characterized by relatively stable periods—epochs—interrupted by sudden, unpredictable, and often large fluctuations triggered by endogenous dynamics. Financial markets appear to behave similarly to disordered physical systems, where equilibrium is not only fragile but may never truly be achieved. Their evolution is shaped by inter-agent interactions, giving rise to a sequence of quasi-equilibrium states that are highly sensitive to small perturbations.
Markets, in this sense, are inherently prone to spontaneous instability for reasons that arise from within the system itself. The accidental nature of individual shocks becomes more relevant than the presence of systemic fragility. The timescale for the build-up of internal tensions—the “storage of energy”—is often much longer than the brief interval of its release, which manifests as a shock or crisis.
The rise of “free market fundamentalism”—an uncritical faith in the self-correcting mechanisms of the market and hostility toward regulatory constraints—has played a crucial role in fostering the conditions for systemic instability. The deregulation that facilitated the explosive growth of the financial sector ultimately undermined the system’s resilience.
In light of this, we must rethink the rules and institutional frameworks that govern financial systems. This involves not only preventive regulation but also a deeper understanding of the interactions and feedback loops that drive systemic behavior. Only by recognizing the complex, evolving nature of markets can we develop more robust approaches to prevent future crises.
Titolo: La fisica della complessità: dalle leggi naturali ai sistemi umani
Nel mio contributo presenterò il punto di vista di un fisico sulla dinamica dei mercati finanziari, concentrandomi su alcuni aspetti fondamentali spesso trascurati dall’impostazione economica classica.
Al centro della teoria economica tradizionale si trova il concetto di equilibrio: uno stato in cui i mercati deregolamentati sono ritenuti intrinsecamente efficienti e in cui agenti razionali correggono rapidamente qualsiasi errore di prezzo o di previsione. In questa visione, i prezzi riflettono fedelmente i fondamentali sottostanti, garantendo un’allocazione ottimale delle risorse. I mercati liberi sono quindi considerati sistemi auto-stabilizzanti, capaci di assorbire shock e di ritornare allo stato di equilibrio grazie a dinamiche correttive interne.
Questo quadro teorico consente l’applicazione dell’ipotesi ergodica: l’idea che l’evoluzione futura di un sistema possa essere derivata dalla distribuzione di probabilità associata al suo stato, distribuzione che rimane invariata nel tempo proprio perché il sistema si trova in equilibrio.
Tuttavia, vorrei sottolineare che, in molti sistemi fisici, l’equilibrio non è la configurazione naturale né la più probabile. Tali sistemi tendono piuttosto a stabilizzarsi in condizioni di meta-stabilità: stati temporanei, apparentemente stabili, ma in realtà fragili e suscettibili a perturbazioni. Questi sistemi evolvono attraverso l’interazione dinamica dei loro costituenti elementari, e la loro traiettoria è segnata da processi intrinsecamente dipendenti dal tempo.
La loro evoluzione è tipicamente caratterizzata da periodi relativamente stabili—epoche—interrotti da fluttuazioni improvvise, imprevedibili e spesso ampie, innescate da dinamiche endogene. I mercati finanziari sembrano comportarsi in modo analogo ai sistemi fisici disordinati, nei quali l’equilibrio non solo è fragile, ma non viene mai realmente raggiunto. La loro evoluzione è guidata dalle interazioni tra agenti, dando luogo a una sequenza di stati di quasi-equilibrio, molto sensibili anche a piccole perturbazioni.
I mercati, in questo senso, sono intrinsecamente soggetti a instabilità spontanee, originate da cause interne al sistema stesso. La natura accidentale dei singoli shock assume un ruolo più rilevante rispetto alla semplice fragilità sistemica. Il tempo necessario per l’accumulo di tensioni interne—la cosiddetta “immagazzinazione di energia”—è spesso molto più lungo del breve intervallo in cui essa viene rilasciata, manifestandosi come shock o crisi.
L’affermazione del “fondamentalismo del libero mercato”—una fede cieca nei meccanismi auto-correttivi del mercato e un’ostilità verso regole vincolanti—ha avuto un ruolo cruciale nel creare le condizioni di instabilità sistemica. La deregolamentazione che ha favorito l’esplosiva crescita del settore finanziario ha finito per compromettere la resilienza dell’intero sistema.
Alla luce di tutto ciò, è necessario ripensare le regole e gli assetti istituzionali che regolano i sistemi finanziari. Questo implica non solo una regolazione preventiva, ma anche una comprensione più profonda delle interazioni e dei circuiti di retroazione che guidano il comportamento sistemico. Solo riconoscendo la natura complessa ed evolutiva dei mercati potremo sviluppare strumenti più efficaci per prevenire le crisi future.