Category Archives: Climate Change

Dalla crisi climatica può salvarci il solare cinese

Come ogni anno il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf), un’organizzazione intergovernativa europea indipendente, ha presentato i dati relativi al programma spaziale Copernicus, il programma di punta dell’Unione europea per l’osservazione della Terra, il monitoraggio dell’atmosfera e dei cambiamenti climatici. La situazione, nell’indifferenza quasi generalizzata, è sempre più drammatica. Il 2024 è stato confermato come l’anno più caldo mai registrato dal 1850, con una temperatura media globale di 15,1°C, superando il 2023, precedente anno più caldo, di 0,12°C. Questo lo colloca a 1,6°C sopra una stima del livello preindustriale, rendendolo il primo anno solare a superare la soglia di 1,5°C.

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Cambiamento climatico: intervista a Carlo Buontempo

Francesco Sylos Labini, per il Canale YouTube Servizio Pubblico di Michele Santoro, approfondisce il tema del clima e del cambiamento climatico con il dottor Carlo Buontempo, responsabile del programma europeo “Copernicus”. Un programma di monitoraggio da satellite, attraverso il quale accediamo con più facilità a quello che succede in natura. Un utile strumento di monitoraggio in tempi in cui il cambiamento climatico non può più essere ignorato.


So the super-rich are killing the climate

GLOBAL WARMING – The UN report confirms 2023 as the hottest year ever. Oxfam: a factor that exacerbates inequalities, it’s the “decade of great disparities.” The only way out: tax mega-assets.

The World Meteorological Organization (WMO), a specialized agency of the United Nations dedicated to monitoring weather and climate, has recently officially confirmed that 2023 was by far the hottest year ever recorded. The global average annual temperature in 2023 was 1.45°C above pre-industrial levels (1850-1900), surpassing the significant threshold of the Paris Agreement on climate change, which aimed to limit the long-term temperature increase to no more than 1.5 degrees Celsius above pre-industrial levels.

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Così i super-ricchi uccidono il clima

RISCALDAMENTO GLOBALE – Il report dell’Onu conferma il 2023 come anno più caldo di sempre. Oxfam: fattore che fa esplodere le disuguaglianze, è il “decennio dei grandi divari”. Unica via d’uscita: tassare i mega-patrimoni

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite dedicata al monitoraggio del tempo e del clima, ha recentemente ufficialmente confermato che il 2023 è stato di gran lunga l’anno più caldo mai registrato. La temperatura media annua globale nel 2023 è stata di 1,45 °C al di sopra dei livelli preindustriali (1850-1900), avvicinandosi così alla soglia significativa dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici che aveva l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura (a lungo termine) a non più di 1,5° Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Se già dagli anni 80 ogni decennio è stato più caldo del precedente, i nove anni più recenti rappresentano il periodo più caldo mai registrato. Nel 2023, le temperature globali hanno stabilito nuovi record mensili in ogni mese tra giugno e dicembre, con luglio e agosto che sono risultati i due mesi più caldi mai registrati.

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The End of the “Age of Reason” in the Times of Cop28

We have lived for 250 years embracing the values of the Enlightenment, guided by the ideal of using reason to improve human prosperity. By “reason,” we mean open decision-making, the study of science, history, and the objective evaluation, as much as possible, of ideas and facts. To assess the effectiveness of the age of reason, we can compare the developments over the last 250 years in various dimensions of human prosperity. Life expectancy data show that, historically around 30 years, today it is over 70 worldwide and exceeds 80 in developed countries. Infant mortality, which in the past caused the death of a third of children before the age of five, is now 4% worldwide. Famines, once common, have been drastically reduced and mostly occur in war zones. Extreme poverty, affecting about 90% of the world’s population 200 years ago, is now less than 9%. Wars have decreased, torture has been reduced, slavery is not legal anywhere in the world, and the homicide rate has drastically decreased. Literacy, which only affected 10% of the world’s population a few hundred years ago, is now close to 90%, especially considering people under 25. Looking at these data, it seems that the adoption of Enlightenment ideals, with reason as a guide, has significantly contributed to the prosperity of humanity, or at least a good part of it. However, despite these successes, there is a general concern for the future, as all countries, regardless of the political system, seem to be moving irresponsibly towards common challenges facing humanity.

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La Cop28 certifica la fine dell’“età della ragione”

Abbiamo vissuto per 250 anni abbracciando i valori dell’Illuminismo, guidati dall’ideale di utilizzare la ragione per migliorare la prosperità umana.

I dati sull’aspettativa di vita mostrano che, se storicamente si aggirava intorno ai 30 anni, oggi è oltre 70 anni in tutto il mondo e supera gli 80 nei Paesi sviluppati. Le carestie, una volta comuni, sono state drasticamente ridotte e si verificano principalmente in zone di guerra. L’estrema povertà, che colpiva circa il 90% della popolazione mondiale 200 anni fa, è oggi inferiore al 9%. Le guerre sono diminuite, la tortura è stata ridotta, la schiavitù non è legale in nessuna parte del mondo.

Guardando questi dati sembra quindi che l’adozione degli ideali illuministici, con la ragione come guida, abbia contribuito notevolmente alla prosperità dell’umanità o almeno di una buona parte di essa. Tuttavia, nonostante questi successi, emerge una preoccupazione generale per il futuro, in quanto tutti i Paesi, indipendentemente dal sistema politico, sembrano muoversi in maniera irresponsabile verso le sfide comuni che incombono sull’umanità.

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Parole Proibite: Clima di guerra

Le politiche di riduzioni delle emissioni di carbonio sono talmente inadeguate che l’aumento di tre gradi si potrebbe raggiungere in questo secolo. L’1% più ricco della popolazione mondiale è responsabile del 16% di emissioni di CO2. L’Onu sostiene che nei paesi in via di sviluppo si verifica il 91% dei decessi legati alle condizioni meteorologiche estreme. Il rapporto rileva che ci vorrebbero circa 1.500 anni affinché qualcuno che si trova nel 99% più povero della popolazione produca tanto carbonio quanto i miliardari più ricchi producono in un anno. In sostanza i ricchi inquinano mentre i poveri ne pagano le conseguenze. Il problema dei cambiamenti climatici trova l’Europa all’altezza della sfida? Ascoltando anche le parole di Draghi sembrerebbe di no. Ma di chi è la colpa? Nella nuova puntata di Parole Proibite, Daniele Ognibene insieme all’economista Leonardo Becchetti, al fisico Francesco Sylos Labini e alla content creator e formatrice Alice Pomiato, provano a dare le risposte a queste domande.

Climate and geopolitics: the red thread of wars


(Published on Il Fatto Quotidiano)

Given the substantial international tensions, first with Ukraine, now with Palestine, and the backdrop of tensions between China and the United States, one wonders what common thread connects these seemingly unrelated crises.

Russia’s invasion of Ukraine, a predictable and easily avoidable war with a serious consideration of the security needs of all involved countries, was overshadowed by the West’s overconfidence in its economic strength to easily subdue a country seen as a “gas distributor with atomic bombs.” The calculations proved wrong, and even the destruction of the Nord Stream did not substantially damage Russia.

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The “Scientific” Publications of Climate Deniers

Francesco Sylos Labini, Il Fatto Quotidiano

Climate deniers, those who argue that climate change is not occurring and/or not caused by humans, are often criticized for not engaging with the scientific literature in the field of climatology. There is nearly universal consensus within the scientific community that climate change is happening and is primarily due to human carbon dioxide emissions. However, there is an exception to this consensus in the form of an article published in The European Physical Journal Plus (EPJp), which is part of the Springer-Nature group, a major international publisher of scientific journals, including the renowned journal Nature.

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