Category Archives: Editorials

A story of bureaucratic madness

This is a story of bureaucratic madness in which the obtuseness of procedures is linked to the IT domain that looms, always, over us all. Dr. Who is a Chinese citizen doing research and went to work in Paris on a post-doctoral fellowship. Last year, a temporary research position opened up in Italy and Dr Who won it. The research centre where he works instigates the procedure to obtain the nulla osta that is prodromal to the granting of the visa. The Nulla Osta, after various delays, is granted on 1 June when Dr. Who’s contract is supposed to begin. Dr. Who goes to the Italian consulate in Paris with the hard copy of the nulla osta and discovers that it must be sent to the consulate by the Prefecture of Rome (single immigration desk) via an internal computer protocol: unfortunately there is a computer problem and the procedure is suspended indefinitely. In the meantime, Dr. Who no longer has a job in Paris, cannot start work in Rome and will soon have to return to China as the extension of the visa he obtained in Paris also expires. The prefecture has been asked, as has the consulate, and the answer from both is that the computer problem is not their fault: a ticket has been opened (who did it? When will it be resolved? Mystery). The incredible thing is that there is no plan B: sending the Nulla Osta via a PEC, an email, an ordinary letter or even a carrier pigeon. None of this, it has to be done only via the internal IT route, which is currently broken down. So Dr. Who got to know Italy and got to know it so well that he will never go back, even if he is now a prisoner like Tom Hanks in ‘The Terminal’. For those of us who are here and have done everything we can to solve this stupid problem with dramatic consequences for Dr. Who’s life and career, there remains the humiliation of living in a country where the computerisation of public administration means putting citizens in the hands of nonsensical procedures whose responsibility lies with some obscure personage who can hardly ever be identified. 

La discussione sulla guerra fuori dall’Italia 

Per capire come sia la discussione sulla guerra fuori dall’Italia è possibile ascoltare, ad esempio, un dibattito che si è tenuto poco tempo fa: si tratta di uno dei “Munk Debates”, una serie semestrale di dibattiti sulle principali questioni politiche che si tengono a Toronto in Canada. Sono gestiti dalla Fondazione Aurea, una fondazione di beneficenza fondata da Peter Munk, fondatore di Barrick Gold, e da sua moglie Melanie Munk.

Nel dibattito che si è tenuto il 13 maggio 2022, che ha avuto come argomento la guerra tra Russia e Ucraina, ed in particolare come risolvere la crisi in corso, hanno preso parte quattro importanti personaggi che hanno avuto una discussione sostenendo due “mozioni” contrapposte: da una parte Stephen Walt (politologo statunitense, docente di politica internazionale presso la John F. Kennedy School of Government dell’Università Harvard) e John Mearsheimer (politologo americano e studioso di relazioni internazionali, che appartiene alla scuola di pensiero realista ed è professore presso l’Università di Chicago; è stato descritto come il realista più influente della sua generazione) e dall’altra Michael McFaul (accademico e diplomatico americano; è stato ambasciatore degli Stati Uniti in Russia dal 2012 al 2014) e Radosław Sikorski (politico, giornalista e politologo polacco; è stato ministro degli Affari esteri dal 2007 al 2014).

Il dibattito si è svolto con una introduzione di 5 minuti iniziali per ogni relatore per illustrare la propria posizione, poi gli interventi continuano con un moderatore. Riporto quasi integralmente qui di seguito le quattro diverse posizioni iniziali così come era la scaletta degli interventi.

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Dibattito sulla guerra

L’analisi che mi convince è quella Mearsheimer per varie ragioni prima di tutto perché ha scritto tutto nel 2014 ed ha sempre mantenuto la stessa posizione. Poi inserisce la sua analisi in quadro teorico, quello delle grandi potenze e del realismo, che a me sembra abbastanza solido (per quanto possa essere solida una teoria che si occupa di una cosa del genere). Nel suo libro presenta un’analisi storica dal congresso di Vienna in poi in cui interpreta gli avvenimenti alla luce del quadro teorico realista ed è abbastanza convincente. Sulla Russia dice: prima c’era lo Zar, poi i comunisti e poi Putin ed il problema non è cambiato perché è sempre rimasta una grande potenza (a parte il periodo di Eltisin … ). Sostiene che gli USA hanno avuto lo steso comportamento di fronte ad una minaccia con la crisi dei missili a Cuba: per loro era una minaccia e si sono mossi di conseguenza trovando poi un compromesso sui missili in Turchia con i russi. Insomma JM ha fatto una previsione basata su un quadro teorico solido e ci ha visto giusto per questo è assurdo che sia bannato dal dibattito pubblico una posizione del genere perchè all’estero non lo è. Qui sotto un mio commento pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 23.5.2022.

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Idee per l’Italia

Il Fatto economico di questa settimana è dedicato a proporre idee di governo per l’Italia, idee che siano estranee alla marmellata neoliberale che ha guidato il Paese al declino pressoché  ininterrottamente dagli anni 90 a oggi: uscire dalla pandemia per ritrovarsi nel mondo di prima aggiungerebbe il danno alla beffa. In queste pagine non troverete idee rivoluzionarie, se non nella misura in cui lo sono diventati il buon senso, la solidarietà, il bene comune: dall’energia al lavoro, dal fisco al ruolo dello Stato nell’industria e nella ricerca fino alla grande questione delle regole macroeconomiche europee si tratta di proposte realizzabili, appena se ne abbia la forza e la volontà  politica. Contributi: energia (Giuliano Garavini), lavoro (Guendalina Anzolin), disuguaglianze (Tommaso Faccio), ricerca (Francesco Sylos Labini), politica industriale (Simone Gasperin), autostrade (Giorgio Ragazzi) e una intervista di Alessandro Bonetti sui conti pubblici ad Antonella Stirati.

Letture consigliate per costruire un’alternativa politica, economica e sociale.

I Padroni dei dati con la scusa della privacy

Recentemente il senatore Mario Monti ha affermato che è necessario trovare delle modalità meno democratiche nella “somministrazione” dell’informazione: questo poiché in una situazione “di guerra” si devono accettare delle “limitazioni alle libertà” adottando anche una politica della comunicazione opportuna. In pratica, secondo il senatore, è necessario un “dosaggio” dall’alto della informazione da parte del Governo “ispirato e istruito” dalle autorità sanitarie. Sia pure in modo piuttosto maldestro il senatore Monti ha sollevato un problema chiave nella gestione dell’epidemia, quello legato all’informazione e dunque ai dati scientifici che ne descrivono lo sviluppo.

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Da Enrico Fermi a Giorgio Parisi

Un lungo percorso nello sviluppo della fisica lega i due scienziati romani insigniti con il premio Nobel per la fisica: Enrico Fermi nel 1938 e Giorgio Parisi nel 2021. Entrambi hanno avuto l’opportunità di sviluppare le loro eccezionali doti sull’onda di due diversi periodi rivoluzionari per la fisica. Enrico Fermi nacque nel 1901, quattro anni prima di uno dei cambiamenti epocali della fisica classica: quello apportato dalla teoria della Relatività Ristretta sviluppata da Einstein. Questa teoria, contrariamente a quello che il senso comune ci porta a pensare, assume che la velocità della luce sia la stessa quando è misurata da osservatori in moto rettilineo uniforme rispetto alle stelle fisse. Questo fatto, misurato poi con enorme precisione, implica che le velocità non si sommino in maniera classica e soprattutto che il tempo scorra in maniera differente per due osservatori in moto relativo l’uno rispetto all’altro. Tra le molte conseguenze vi è l’affascinante intuizione per cui massa m e l’energia E sono due aspetti della stessa entità, così che sia possibile convertire l’una nell’altra e viceversa: la famosa relazione E=mc² è diventata la formula più famosa della fisica.

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Fisica ed economia: da Newton ai sistemi complessi

Un mio commento sul rapporto tra fisica ed econmomia pubblicato su Kritica Economica

Fisica ed economia si sono spesso intersecate e continuano a farlo anche oggi: prima di arrivare ai contributi del presente è utile capire quello che è avvenuto circa un secolo fa. L’impianto del modello teorico del cosiddetto “equilibrio economico generale” si basa sul lavoro di un ingegnere, Léon Walras, e di un fisico, Louis Jean Baptist Bachelier, i quali, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, hanno costruito l’impianto concettuale dell’economia neoclassica moderna. Entrambi sono stati influenzati dalle grandi idee scientifiche del loro tempo.

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Il mercato rende liberi

Recensione del libro «Il mercato rende liberi, ed altre bugie del neoliberismo», di Mauro Gallegati per Luiss University Press

L’economia è una disciplina bellissima all’incrocio tra storia e matematica, tra diritto e fisica, tra sociologia, politica e intelligenza artificiale che dovrebbe aspirare  a migliorare le condizioni dell’uomo, magari di tutti gli uomini, coniugando sviluppo economico e crescita civile. E’ un campo del sapere immensamente ricco di possibilità, crocevia di diverse discipline, e lo è diventato ancora di più nell’era dei big data in cui è possibile analizzare enormi quantità di dati e capire andamenti e comportamenti dal micro (consumatori, aziende) al macro (stati) e per capire le connessioni tra questi sistemi. Eppure, nella stragrande maggioranza dei casi quando si legge un intervento nel dibattito pubblico di un economista accademico, invece di trovare ricchezza e profondità di analisi da differenti prospettive,  si leggono banalità accompagnate dalle solite insulse proposte reazionarie, retrive e spesso anche oscene.

Questo paradosso è spiegato tra le righe del bel libro di Mauro Gallegati. L’economia che si studia nei libri di testo oggi, con sparute e meritevoli eccezioni, è una pseudo-scienza con pseudo-articoli, pseudo-riviste scientifiche e pseudo-accademici che si rifanno ad una dottrina in cui si spiega in maniera banale e unidimensionale qualsiasi fenomeno interpretandolo alla luce del dogma “il mercato ha sempre ragione”.

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