Un libro che fa riflettere
Francesco, ho terminato la lettura del tuo libro, che mi ha fatto molto riflettere. Il rigore con cui affronti i temi e’ tipico dello scienziato, ma nonostante la complessità degli argomenti in tutta la trattazione non c’e’ una sola equazione o un solo grafico, e questo dimostra un rilevante sforzo divulgativo. Ma l’ultima frase e’ come l’ultima scena di un film, a cui ripensi mentre esci dal cinema. E’ un colpo duro da incassare. Penso che il libro dovrò rileggerlo, se non tutto almeno alcune parti, e metterlo in relazione alle mie esperienze umane, scolastiche e professionali prima di poter dire di aver capito. Sono certo che mi aiuterà a riformulare alcune mie convinzioni o se non altro ad “essere meno ignorante”.
Grazie per il tuo impegno ed il tuo lavoro, Enrico Vitali
Una critica al pensiero economico dominante e alla sua presunzione di scientificità. Da leggere anche solo per il primo capitolo
Il libro è una interessantissima disamina del modello economico neocapitalista fatta da un fisico e ricercatore di professione non nuovo ad analisi di sistema (vedi partecipazione alla associazione/gruppo Roars di riflessione critica sul sistema valutativo della ricerca). Il primo capitolo,che da solo vale il costo del libro per quanto è bello, è una ottima sintesi di epistemologia della scienza ed illustra, in modo secondo me moto efficace e chiaro, come le scienze perseguono le nuove scoperte.
Nei successivi capitoli si sviluppa la “pars destruens” contro la scuola economica neocapitalista evidenziando come a differenza di altre branche della fisica come, per esempio la meteorologia disciplina anch’essa con risultati probabilistici, non segue, a detta dell’autore, alcuni dei parametri necessari per essere “scienza”. Per esempio (ma ovviamente nel dettaglio leggete il libro) alcune assunzioni dei modelli economici pur essendosi rivelate sperimentalmente false non vengono modificate. Successivamente l’autore critica il sistema di finanziamento della ricerca che punta a premiare gli scienziati con più pubblicazioni. Nel caso dell’economia essendo la scuola neocapitalista dominante questo crea, a detta dell’autore, un circolo vizio so negativo che non permette la nascita di un nuovo paradigma/modello economico. Metto quattro stelle perché secondo me manca della “pars costruendo” ovvero approfondisce poco i possibili spunti alternativi (nel testo cita per esempio una ricerca molto interessante di fisici dei sistemi complessi che era, almeno secondo me, molto interessante e da illustrare con più dettaglio).
La crisi economica globale, la domanda della regina e l’intima offesa alle nostre vite
Cosa succede quando agiamo, reagiamo e approntiamo piani d’azione sulla base di convinzione erronee? Agendo in un contesto problematico in base ad un’interpretazione fuorviante delle difficoltà incontrate a cosa si può pervenire? Detto diversamente, come è possibile non imparare dagli errori? “Il 15 settembre 2008 la società di servizi finanziari Lehman Brothers presentò istanza di fallimento: si è trattato della più grande bancarotta nella storia degli Stati Uniti poiché Lehman deteneva più di 600 miliardi di dollari di debiti bancari. Questo importante evento, che può essere considerato l’apice di una serie di turbolenze iniziate qualche anno prima, ha innescato una crisi finanziaria globale, la più grande dal crollo di Wall Street del 1929, che a sua volta ha determinato una recessione ancora oggi in atto, dopo otto anni, in molti paesi. […] Qualche mese più tardi, il 5 novembre 2008, la regina Elisabetta e il duca di Edimburgo visitarono la più importante istituzione accademica per gli studi economici del Regno Unito, la London school of economics (LSE), per inaugurare un nuovo edificio. […] secondo i quotidiani inglesi, dopo aver discusso della crisi finanziaria globale, che all’epoca stava esplodendo in tutta la sua virulenza, chiese ad alcuni professori della LSE: perché nessuno se n’è accorto in tempo? […] Nello stesso periodo in cui questa domanda è stata posta, nell’autunno del 2008, è stato reso pubblico il risultato della valutazione per le discipline economiche in Inghilterra effettuata nell’ambito del Research Assessment Exercise, l’esercizio periodico di valutazione della “qualità” della ricerca nel Regno Unito. Il risultato è stato sorprendente: l’economia come disciplina non solo non ha ottenuto un buon piazzamento, ma ha avuto la migliore valutazione accademica di tutte le discipline nel Regno Unito. La domanda che si è posto il filosofo della scienza britannico Donald Gillies è la seguente: Come è possibile che si sia potuta fare una valutazione così errata?” La più grave crisi economica mai avvenuta dal 1929 ha dunque sorpreso la maggior parte degli economisti, proprio mentre un determinato sistema valutativo (concettualmente analogo al modello economico egemone) premiava il loro lavoro. Insomma, c’è una scuola economica che se la canta e se la suona, anche nei momenti di crisi. Il punto della questione è che questo discorso autoreferenziale è pedissequamente ascoltato da chi decide della vita di milioni di persone. In Europa, per esempio, dalla Troika: Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale Avete presente quando Renzi – di fronte alle tv nazionali – si gonfia il petto e dice: l’Italia sta facendo la sua parte, sta facendo le riforme, l’Europa deve concedere all’Italia più flessibilità sui conti, perché l’Italia sta ripartendo. Bene, di quali riforme sta parlando? Di quelle che il Consiglio Direttivo della BCE dettò al Governo italiano il 5 agosto del 2011. Con una lettera che gli estensori avrebbero voluto restasse riservata, sono state disposte le line guide di quelle “riforme” che di Governo in Governo l’Italia sta attuando. Da rileggere, assolutamente . Il ceto medio, soprattutto il cosiddetto ceto medio riflessivo, dovrebbe rileggere con attenzione questa lettera, in modo critico, per cominciare a capire meglio perché sta scivolando sempre più in basso, per cominciare a comprendere che le sempre più frequenti umiliazioni quotidiane sono l’effetto ultimo di qualcosa che, goccia a goccia, ci cade addosso dall’alto, da centri decisionali che nessuno riesce a mettere in discussione. La politica economica di questi anni discende da quella lettera, tutto il resto, ancora oggi, è poco più che chiacchiera, è narrazione, articolata in slide, post, slogan, cinguetti, camice bianche e ladylike. Una ricetta economica controversa, che ignora i reali problemi e gli interessi della maggioranza dei cittadini, per focalizzare quelli dei mercati e dei creditori, presentandoli però come il baricentro dell’interesse generale. Una politica economica che si presenta politicamente neutra, espressione tecnica di un sapere, l’economia neoclassica, scientificamente eccellente. Un gigantesco abbaglio, perpetuato in favore di pochi fortissimi interessi, dunque una mistificazione, resa possibile anche grazie ai grandi media: fino ai primi mesi del 2010, quando la stampa si occupava di “crisi”, scriveva di crisi finanziaria, di banche, del debito privato statunitense gestito dalla finanza, del fallimento della Lehman Brothers e delle sue disastrose ripercussioni mondiali, specie in Europa. Argomenti decisamente ostici da comprendere e pericolosi per gli interessi di chi gestisce e muove grandi capitali. A partire febbraio marzo del 2010, i media diffondono un’altra interpretazione, del tutto diversa e “la crisi” diventa unicamente, esclusivamente la crisi dei bilanci pubblici. Non avete mai approfondito bene i dubbi che avete sulle ricette economiche che dovrebbero far superare la crisi? Vi fidate? E allora instradate su un percorso di conoscenza la vostra sacrosanta rabbia, perché c’è una relazione tra la domanda della Regina e le offese alla vostra, alla nostra vita quotidiana. Di più, è in corso un’offensiva, fin qui vittoriosa anche perché coloro che ci attaccano predispongono anche i piani della nostra difesa. Vittorio Greco, 42 anni, insegnante.