Dal documento della National Security Strategy emerge che gli Stati Uniti sono immersi in una profonda crisi economica e sociale, maturata negli ultimi trent’anni con la trasformazione del sistema produttivo: da un’economia fondata su ricerca e innovazione si è passati a un modello finanziario dominato da oligarchie e rendite. Per competere con la Cina, Washington deve ora reindustrializzarsi e ricostruire catene di approvvigionamento globali, ridimensionando anche il proprio apparato militare (oltre 750 basi in circa 200 Paesi). A ciò si aggiunge la consapevolezza, sul piano strategico, di aver perso la guerra in Ucraina, combattuta per procura. Le élite europee rimuovono questo scenario catastrofico, il fatto di aver fomentato una guerra fallita, di avere un’economia in frantumi, media controllati e assenza di sviluppo. Oggi il primo passo è aprire una discussione reale sulle conseguenze della sconfitta, condizione preliminare per ripensare il senso stesso della Nato e dell’Unione europea, almeno nelle loro forme attuali.
