Category Archives: Editorials

The War Is Lost—Now Europe Pays the Price

U.S. Defense Secretary Pete Hegseth has clearly outlined the three concrete conditions agreed upon by Donald Trump and Vladimir Putin to initiate negotiations on ending the war in Ukraine: no NATO membership for Ukraine—a demand Russia has made since the Munich Conference of 2007, when Putin explicitly stated that this would be an unbreachable red line. No presence of American troops in Ukraine. No application of NATO’s Article 5 and no NATO peacekeeping mission in Ukraine. The latter two conditions seem self-evident, considering that the war erupted precisely to prevent the presence of NATO forces on Ukrainian territory.

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Persa la guerra, adesso il conto lo paga l’Europa

Il Segretario della Difesa degli Usa, Pete Hegseth, ha delineato con estrema chiarezza le tre condizioni concrete concordate da Donald Trump e Vladimir Putin per avviare i negoziati sulla fine della guerra in Ucraina: nessuna adesione dell’Ucraina alla Nato, una richiesta avanzata dalla Russia sin dalla Conferenza di Monaco del 2007, quando Putin dichiarò esplicitamente che questa sarebbe stata una linea rossa invalicabile. Nessuna presenza di truppe americane in Ucraina. Nessuna applicazione dell’articolo 5 Nato e nessuna missione di pace di quest’ultima in Ucraina. Le ultime due condizioni appaiono scontate, considerando che la guerra è scoppiata proprio per impedire la presenza di forze Nato in territorio ucraino.

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From the U.S. to China: The Rise of the Rich and Growing Inequality

In his farewell speech, President Biden warned about the formation of an oligarchy in the United States, made up of ultra-wealthy individuals, describing it as a threat to democracy, fundamental rights, and individual freedoms. However, this oligarchy did not emerge solely under the Trump administration—it has been consolidating over the years of American unipolar dominance, from 1991 to today, with a significant acceleration over the past decade. The flip side of this trend—the increase in inequality—is not just a Western phenomenon; it has also impacted other global economies, including China.

According to the Oxfam 2025 report, between November 2023 and November 2024, the total wealth of the billionaires listed in Forbes increased by a staggering $2 trillion in real terms, with the number of billionaires rising by 204, adding nearly four new billionaires per week. On average, billionaires saw their fortunes grow by $2 million per day, while the ten richest billionaires experienced a daily increase of about $100 million.

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Dagli Usa alla Cina aumentano i ricchi e le disuguaglianze

Nel suo discorso di commiato, Biden ha paventato la formazione di un’oligarchia negli Stati Uniti, composta da super-ricchi, descrivendola come una minaccia per la democrazia, i diritti fondamentali e le libertà individuali. Tuttavia, questa oligarchia non ha iniziato a formarsi con l’amministrazione Trump, ma si è consolidata nel corso degli anni del dominio unipolare americano, dal 1991 a oggi, con un’evidente accelerazione nell’ultimo decennio. L’altra faccia della medaglia, l’aumento delle disuguaglianze, non è un fenomeno esclusivamente occidentale, ma ha interessato anche altre realtà globali, inclusa la Cina. Secondo il rapporto Oxfam 2025, tra novembre 2023 e novembre 2024, la ricchezza complessiva dei miliardari inclusi nella lista di Forbes è aumentata in termini reali di 2.000 miliardi di dollari e il numero dei miliardari è cresciuto di 204 unità, con un ritmo di quasi 4 nuovi miliardari a settimana. In media, i miliardari hanno visto incrementare le loro fortune di 2 milioni di dollari al giorno, ma i 10 miliardari più ricchi hanno registrato una crescita media giornaliera di circa 100 milioni di dollari.

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Even before Trump, the world had rejected U.S. unipolarism

The Biden administration will be remembered for creating the conditions for the return of a devastating war in the heart of Europe, its unconditional support for Israel, and, last but not least, for escalating the economic war with China. The Doomsday Clock, managed by atomic scientists and symbolically counting the time separating us from nuclear apocalypse midnight, has moved from 100 to 90 seconds since Biden’s inauguration. Climate catastrophe is advancing inexorably; the United States has increased oil and gas production. However, the most critical front remains Ukraine, where two nuclear powers face off. The war, provoked by NATO’s eastward expansion—as is now evident to everyone—appears to be entering its final stage. The Trump administration will have to manage an epic defeat, this time not against an asymmetric enemy like in Vietnam or Afghanistan, but against a major power.

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Già prima di Trump il mondo ha respinto l’unipolarismo Usa

L’amministrazione Biden sarà ricordata per aver posto le condizioni per il ritorno di una guerra devastante nel cuore dell’Europa, per il suo supporto incondizionato a Israele e, in ultimo ma non meno importante, per l’acuirsi della guerra economica con la Cina. Il Doomsday clock, l’orologio controllato dagli scienziati atomici che simbolicamente conta il tempo che ci separa dalla mezzanotte dell’apocalisse nucleare è passato da 100 a 90 secondi dall’insediamento di Biden. La catastrofe climatica procede inarrestabile, gli Stati Uniti hanno incrementato la produzione di petrolio e gas, ma il fronte più critico è sempre quello ucraino dove si fronteggiano due potenze nucleari. La guerra provocata dall’avanzamento verso Est della Nato, come ora risulta evidente a chiunque, sembra avviarsi alla sua fase terminale. L’amministrazione Trump si troverà a gestire una sconfitta epocale, questa volta non contro un nemico asimmetrico come nel caso del Vietnam o dell’Afghanistan, ma contro una grande potenza.

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Chinese solar can save us from the climate crisis


Like every year, the European Center for Medium-Range Weather Forecasts (Ecmwf), an independent European intergovernmental organisation, presented data relating to the Copernicus space programme, the European Union’s flagship program for Earth observation, the monitoring of the atmosphere and climate change. The situation, in the almost generalized indifference, is increasingly dramatic. 2024 has been confirmed as the warmest year on record since 1850, with a global average temperature of 15.1°C, beating the previous warmest year 2023 by 0.12°C. This places it at 1.6°C above an estimate of the pre-industrial level, making it the first calendar year to exceed the 1.5°C threshold.

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Dalla crisi climatica può salvarci il solare cinese

Come ogni anno il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf), un’organizzazione intergovernativa europea indipendente, ha presentato i dati relativi al programma spaziale Copernicus, il programma di punta dell’Unione europea per l’osservazione della Terra, il monitoraggio dell’atmosfera e dei cambiamenti climatici. La situazione, nell’indifferenza quasi generalizzata, è sempre più drammatica. Il 2024 è stato confermato come l’anno più caldo mai registrato dal 1850, con una temperatura media globale di 15,1°C, superando il 2023, precedente anno più caldo, di 0,12°C. Questo lo colloca a 1,6°C sopra una stima del livello preindustriale, rendendolo il primo anno solare a superare la soglia di 1,5°C.

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Forget Social Media: Fake News Lives in Traditional Newspapers

(December 15, 2024, Il Fatto Quotidiano)

In Italy, as in other Western countries, most media outlets are controlled by a few wealthy elites, including Cairo (Corriere della Sera, La7), Agnelli (Repubblica, La Stampa), Berlusconi (Mediaset), Caltagirone (Il Messaggero, Il Mattino), and Angelucci (Il Giornale, Il Tempo, Libero). This overlap between media and economic power has compromised information integrity, leading to a loss of credibility, prestige, and readers. Between 2013 and 2020, major Italian newspapers (Corriere della Sera, Repubblica, Il Sole 24 Ore, and La Stampa) lost 44-54% of their circulation. Similar trends are evident internationally, with UK newspapers dropping 30% in the same period, and the Washington Post losing 77 million dollars in 2023 and half its readership since 2020.

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Altro che social: le fake news stanno sui giornali

In Italia, come in altri Paesi occidentali, la gran parte dei mezzi di informazione è controllata da pochi gruppi editoriali che sono nelle mani degli ultraricchi: Cairo (Corriere della Sera, La7), Agnelli (RepubblicaLa Stampa), famiglia Berlusconi (Mediaset), Caltagirone (Il MessaggeroIl Mattino, ecc.), Angelucci (Il GiornaleIl TempoLibero, ecc.). Il risultato di questa sovrapposizione tra potere mediatico ed economico è il condizionamento dell’informazione che ha comportato una perdita di credibilità e prestigio e lettori. Dal 2013 al 2020, secondo i dati di Accertamenti diffusione stampa (Ads), che molti considerano sovrastimati, i quattro maggiori quotidiani italiani (Corriere della SeraLa RepubblicaIl Sole 24 Ore La Stampa) hanno perso tra il 44 e il 54% delle copie. Tendenze analoghe sono riscontrate in altri Paesi occidentali: nel Regno Unito nello stesso periodo i maggiori quotidiani hanno avuto un calo del 30%, mentre il Washington Post ha perso 77 milioni di dollari nel 2023 e metà dei lettori dal 2020.

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