Guerra in Ucraina. Perché Negli Stati Uniti si può parlare delle responsabilità della Nato e da noi no?

Tre intellettuali e accademici americani, John Mearsheimer, Jeffrey Sachs e Noam Chomsky, da prospettive culturali e ideologiche diversissime, criticano la narrazione dell’“unprovoked aggression” (aggressione non provocata)

La guerra in Ucraina è stata definita come “unprovoked aggression” “aggressione non provocata” tradotto anche con “c’è un aggredito e un aggressore”. Tre intellettuali e accademici americani, John Mearsheimer, Jeffrey Sachs e Noam Chomsky, da prospettive culturali e ideologiche diversissime, ma ragionando da persone di grande intelligenza e cultura quali sono, hanno demistificato questa narrazione. Questa è tra l’altro, la grandezza dell’America, dove si possono trovare posizioni critiche della narrazione del governo senza passare per essere putiniani o altre sciocchezze del genere: da questo punto di vista anni luce avanti a noi europei.

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4 thoughts on “Guerra in Ucraina. Perché Negli Stati Uniti si può parlare delle responsabilità della Nato e da noi no?

  1. Due o tre affermazioni mi sembrano discutibili. Quella più evidente riguarda la cosiddetta “promessa” di Baker a Gorbaciov di non espandere la Nato a est. Oltre che essere stata smentita fra l’altro da Gorbaciov stesso, è noto che essa riguardava solo il territorio della Germania orientale, non altri paesi, posto che all’epoca URSS e Patto di Varsavia ancora esistevano. La seconda, a mio parere altrettanto evidente, è che i paesi ex-Patto di Varsavia si erano nel frattempo liberati dalla “occhiuta fratellanza” dei sovietici e, in quanto paesi liberi, indipendenti, sovrani e provvisti di istituzioni elette democraticamente, avevano il diritto di decidere a quali alleanze politico-militari aderire. Proprio come Cuba che è tuttora un paese governato dal partito di Castro anche se, in seguito alla nota “crisi dei missili” non accoglie installazioni missilistiche russe sul suo territorio. Dire che quindi la Nato si è allargata a est è comunque un modo – o almeno così a me sembra – di negare l’evidenza che si è venuta a creare con il collasso dell’URSS, di negare il diritto all’autodeterminazione di quei popoli e, con esso, il diritto internazionale. Ovvio che, comunque sia, la decisione di quei paesi possa aver costituito un problema serio agli occhi di Mosca, che peraltro aveva aderito al partneraiato per la pace con la Nato nel 1994. Ma quel problema è già stato affrontato e suo modo “risolto” nel 2014 con la prima invasione del Donbass e l’annessione della Crimea. Con quel contenzioso aperto l’Ucraina – la cui domanda di adesione alla Nato risale al 2005, ma che è rimasta congelata fin dal 2008 per il parere contrario di alcuni stati europei – non avrebbe mai potuto essere accolta. Che tutto ciò appartenga alle lontane radici della guerra attuale è quindi solo parzialmente vero. In altre parole è una libera interpretazione di alcuni dei fatti accaduti, che è contraddetta dalla libera interpretazione di altri in merito agli stessi fatti. La guerra attuale resta a mio parere “poco provocata” dall’Occidente e, più realisticamente, andrebbe inquadrata in uno scenario ben diverso; quello che vede il progetto eurasiatista, consolidatosi negli ultimi anni al Cremlino, confliggere direttamente con il progetto di unione europea in via di sviluppo. Cosa di cui si parla troppo poco, al contrario di quanto si parli invece diffusamente (almeno a sinistra) delle colpe dell’Occidente.
    Con immutata stima.

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    1. Grazie per il commento molto articolato. Per la promessa: “‘Not once, but three times, Baker tried out the “not one inch eastward” formula with Gorbachev in the February 9, 1990, meeting.'” (https://nsarchive.gwu.edu/briefing-book/russia-programs/2017-12-12/nato-expansion-what-gorbachev-heard-western-leaders-early). Comunque piuttosto che leggersi i documenti del ’90: lo dice Sachs che era nel Cremlino quando è stata annunciata la fine del URSS. Dunque Sachs non era esattamente un passante ma ha giocato un ruolo di primo piano in questa vicenda e non vedo motivo per non credergli. L’autoderminazione dei popoli ci piace ma è un concetto che si applica in teoria non in pratica soprattutto quando il tuo vicino è una grande potenza. Ci sono delle sfere di influenze geopolitiche da cui si entra e si esce con una guerra non con un voto. Lo spiegano bene Mearsheimer & Cohen qui (https://www.youtube.com/watch?v=SJBQikfYyKs&t=214s). Noi, che siamo una colonia dalla fine della WWII dovremmo saperlo bene. Il diritto internazionale anche è un concetto che purtroppo ha perso ogni valenza reale. La guerra in Yugoslavia, in Iraq, in Libia, in Siria sono state fatte secondo il diritto internazionale? No. dunque è ovvio che qualsiasi riferimento al diritto internazionale richiede l’assunzione di vivere nel mondo dei sogni o una bella dose di ipocrisia. Del progetto eursiatista che si è consolidato nel Cremlino non so nulla ma mi sembra evidente che la guerra in Ucraina non c’entri nulla.

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      1. Grazie per la cortese risposta. Ovviamente alcune considerazioni sono condivisibili, ma resta il fatto che appellarsi al diritto internazionale, anche quando è la Russia a violarlo non solo quando ne sono responsabili gli Usa o altri occidentali, non è esercizio di ipocrisia, ma l’unica strada legittima per opporsi in qualche modo allo strapotere di qualcuno. Se oggi non ci schieriamo apertamente contro l’invasione russa, a che titolo siamo andati in piazza a protestare contro le guerre americane? Anche allora, a ben guardare, erano accampate ragioni precedenti che giustificavano la “complessità” di questo o quel conflitto. Detto questo, la invito, se vuole capire qualcosa della Russia contemporanea (e non solo delle malefatte occidentali) a leggersi qualche libro di Dugin o di Gumilev. Se ne trovano sintesi e commenti anche in rete. Grazie per l’opportunità. Un cordiale saluto.

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      2. Personalmente sono a favore del diritto internazionale ma vedo che non è mai rispettato da nessuno US/NATO per primi. Dunque in questo senso non giustifico nulla, ma comprendo le ragioni perché come argomento nel testo qui il problema è innanzitutto comprendere le ragioni per poi trovare soluzioni. Riassumendo è questa la lezione di Mearsheimer (che tra i tre che riporto è quello che fa l’analisi della situazione più articolata e a mio avviso condivisibile). Per quanto riguarda la Russia contemporanea la conosco, ho letto parecchi saggi e ne ho conoscenza diretta essendoci stato varie volte ed avendo avuti molti collaboratori, colleghi e studenti russi negli ultimi vent’anni. E sinceramente vedendo come si comporta la reazione dei massa media e della cultura occidentale a me non sembra che ci sia questa distanza abissale tra qui e là.

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