Giornata Internazionale della Luce 

La Giornata Internazionale della Luce è un’iniziativa globale che fornisce un punto focale per il costante apprezzamento della luce ed il ruolo fondamentale che svolge nella scienza, nella cultura e nell’arte, nell’istruzione e nello sviluppo sostenibile, e in altri campi, come la medicina, le comunicazioni e l’energia.

La Giornata si è celebrata per la prima volta il 16 maggio 2015, anniversario della prima operazione di successo del laser, nel 1960, da parte del fisico e ingegnere Theodore Maiman. Questo giorno è un invito a rafforzare la cooperazione scientifica e sfruttare il suo potenziale per favorire la pace e lo sviluppo sostenibile.

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Rovelli sulla guerra: la verità di Peter Pan

Nell’ultima settimana due diversi episodi che riguardano il ruolo pubblico degli scienziati sono stati all’attenzione dell’opinione pubblica: l’intervento sulla guerra del fisico Carlo Rovelli al concerto del Primo Maggio, e la polemica tra il geologo Alberto Prestininzi e Chloé Bertini di Ultima Generazione, un gruppo di attivisti sul problema dei cambiamenti climatici, nel programma di Corrado Formigli Piazza Pulita. C’è una differenza sostanziale tra questi due interventi.

Se larga parte del mondo inizia a pensare di poter far a meno dell’Occidente

 Pier Giorgio Ardeni e Francesco Sylos Labini

 2 Maggio 2023

Quattordici mesi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Mosca, il cosiddetto ordine internazionale appare quanto mai fluido, pur in presenza dei nuovi “blocchi” che vanno configurandosi. Una nuova “cortina di ferro” è apparsa e si allunga lungo il confine occidentale della Russia, ora che la Nato ha trovato il modo di allargarsi e ricompattarsi. La fortezza dell’Occidente, tuttavia, sembra più isolata, a “difesa della democrazia” contro il resto del mondo che non pare più guardare ad essa come al faro del progresso. Da più parti, si direbbe, si comincia a pensare che forse si può anche fare a meno dell’Occidente e della magna pars in esso, gli Stati Uniti.

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Perché la Russia non è crollata?

Il 24 febbraio 2022 truppe e carri armati russi hanno attraversato il confine ucraino; la principale risposta dell’Occidente è stata l’imposizione delle sanzioni economiche più dure in un secolo: una vera e propria guerra economica. Uno dei generali di questa guerra è stato Mario Draghi, che affermava a giugno 2022: “Le sanzioni funzionano. Il Fondo monetario internazionale prevede che quest’anno il costo inflitto all’economia russa sarà pari a 8,5 punti del Pil. Il tempo sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci”. Secondo Enrico Letta (marzo 2022), “le sanzioni sono durissime e stanno facendo molto male alla Russia che è vicina al default”. Queste previsioni sono state smentite da quello che è avvenuto in seguito. I conflitti armati sono spesso determinati dal potere economico, mentre l’intricata interazione tra storia e politica gioca un ruolo cruciale nell’economia di una nazione e di come questa reagisce in tempi di crisi.

Perché dunque l’economia russa non è crollata? Questa è una domanda imbarazzante che è stata espunta dal dibattito pubblico proprio perché un anno fa gli esperti rassicuravano che le sanzioni avrebbero messo velocemente in ginocchio un Paese considerato “una stazione di gas con armi nucleari”. Non sembra che questa visione della Russia si sia rivelata corretta.

Parole Proibite: Conflitto Economico Militare

L’appello del prof. Emiliano Brancaccio, ripreso da Financial Times e Le Monde, parte dal fatto che una delle principali ragioni della guerra tra Russia e Ucraina vada ricondotta alla competizione economica globale tra Cina e Stati Uniti. Di conseguenza suggerisce che bisogna ricercare le condizioni che favoriscano un nuovo equilibrio economico per allentare le tensioni internazionali e porre fine alla guerra. Ne parliamo questa sera, dalle ore 23:00, con la nuova puntata di “Parole Proibite: Conflitto economico militare” insieme a Emiliano Brancaccio, docente di Economia politica ed Economia internazionale, il fisico e saggista Francesco Sylos Labini, Clara Mattei, docente di Economia New School for Social Research di New York e Martina Pignatti, presidente del comitato etico di Banca Etica.

Mondo senza pace, la responsabilità delle grandi potenze e la necessità di un nuovo equilibrio economico

Insieme a Pier Giorgio Ardeni abbiamo sviluppato un ragionamento piuttosto articolato sulla instabilità della situazione attuale, le ragion le della guerra e le condizioni per la pace o per un nuovo equilibrio del terrore (al momento quello a cui possiamo aspirare). L’articolo è lungo qui di seguito un riassuntino.

La guerra in Ucraina rappresenta un evento epocale nella nostra vita, uno spartiacque che segna il prima e il dopo. Per inquadrare il conflitto ci facciamo guidare da quattro illustri studiosi: Jeffrey Sachs, John Mearsheimer, Emmanuel Todd storico, Wolfgang Streeck.

La fine dell’Unione Sovietica ha chiuso l’epoca della guerra fredda iniziata nel dopoguerra. La grande crescita economica della Cina e la ripresa della Russia dopo la catastrofe degli anni Novanta sono le realtà emergenti che stanno cambiando gli equilibri globali e sono alla radice dell’instabilità del mondo “unipolare” in cui gli Stati Uniti sono stati egemoni per un trentennio.

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