Intervista sull’articolo “Mondo senza pace, la responsabilità delle grandi potenze e la necessità di un nuovo equilibrio economico” (disponibile qui)
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Mondo senza pace, la responsabilità delle grandi potenze e la necessità di un nuovo equilibrio economico
Insieme a Pier Giorgio Ardeni abbiamo sviluppato un ragionamento piuttosto articolato sulla instabilità della situazione attuale, le ragion le della guerra e le condizioni per la pace o per un nuovo equilibrio del terrore (al momento quello a cui possiamo aspirare). L’articolo è lungo qui di seguito un riassuntino.
La guerra in Ucraina rappresenta un evento epocale nella nostra vita, uno spartiacque che segna il prima e il dopo. Per inquadrare il conflitto ci facciamo guidare da quattro illustri studiosi: Jeffrey Sachs, John Mearsheimer, Emmanuel Todd storico, Wolfgang Streeck.
La fine dell’Unione Sovietica ha chiuso l’epoca della guerra fredda iniziata nel dopoguerra. La grande crescita economica della Cina e la ripresa della Russia dopo la catastrofe degli anni Novanta sono le realtà emergenti che stanno cambiando gli equilibri globali e sono alla radice dell’instabilità del mondo “unipolare” in cui gli Stati Uniti sono stati egemoni per un trentennio.
Continue reading Mondo senza pace, la responsabilità delle grandi potenze e la necessità di un nuovo equilibrio economicoGuerra in Ucraina. Perché Negli Stati Uniti si può parlare delle responsabilità della Nato e da noi no?

Tre intellettuali e accademici americani, John Mearsheimer, Jeffrey Sachs e Noam Chomsky, da prospettive culturali e ideologiche diversissime, criticano la narrazione dell’“unprovoked aggression” (aggressione non provocata)
La guerra in Ucraina è stata definita come “unprovoked aggression” “aggressione non provocata” tradotto anche con “c’è un aggredito e un aggressore”. Tre intellettuali e accademici americani, John Mearsheimer, Jeffrey Sachs e Noam Chomsky, da prospettive culturali e ideologiche diversissime, ma ragionando da persone di grande intelligenza e cultura quali sono, hanno demistificato questa narrazione. Questa è tra l’altro, la grandezza dell’America, dove si possono trovare posizioni critiche della narrazione del governo senza passare per essere putiniani o altre sciocchezze del genere: da questo punto di vista anni luce avanti a noi europei.
Il flagello del neoliberismo

La teoria economica ha fallito. Ecco perché
Recensione di Andrea Ventura su LEFT del 29 Aprile 2016
Quando la regina Elisabetta, nel novembre 2008, chiese ad alcuni professori della London School of Economics come mai non avevano previsto la crisi appena scoppiata, l’economia aveva appena ricevuto la migliore valutazione accademica tra tutte le discipline del Regno Unito. Quanto al dibattito che ne è seguito, Robert Lucas, premio Nobel e fondatore della moderna macroeconomia, che solo qualche anno prima aveva affermato che «il problema della prevenzione della depressione, per tutti gli scopi pratici era ormai stato risolto», sviluppò un contorto ragionamento secondo il quale la crisi non era stata prevista perché secondo la teoria economica certi eventi non possono essere previsti. Come può sussistere un contrasto così stridente tra l’effettiva capacità di una disciplina di interpretare la realtà e il prestigio di quella stessa disciplina nell’accademia e nell’opinione pubblica? Come mai, a distanza di otto anni, si ricorre ancora a quella teoria per superare questa perdurante fase di crisi?
È attorno a queste domande che scorre uno dei percorsi di ricerca del volume di Francesco Sylos Labini, Rischio e previsione. Cosa può dirci la scienza sulla crisi, Continue reading La teoria economica ha fallito. Ecco perché