Il bel film Oppenhaimer ha attirato, a ragione, molta attenzione sulla bomba atomica e sul ruolo di chi l’ha costruita. Lasciando ad altri il giudizio cinematografico su un film così impegnativo e complesso, vorrei spendere qualche riga sul contesto della costruzione della bomba e sulle sue implicazioni. Un aspetto che è stato (necessariamente!) trascurato nel film è che il progetto della bomba è arrivato a compimento di quaranta anni di scoperte rivoluzionarie nella fisica: per limitarci agli anni ’30 ricordiamo la scoperta del neutrone (Chadwick in Inghilterra), la scoperta della radioattività artificiale (Joliot-Curie in Francia), la scoperta dei neutroni lenti fatta da Enrico Fermi con ragazzi di Via Panisperna a Roma, la scoperta della scissione dell’uranio (Hahn e Strassmann in Germania), la scoperta del plutonio e la separazione degli isotopi dell’uranio (negli Stati Uniti). Parte fondamentale del progetto Manhattan è stata la realizzazione nel 1942 di un’impresa eccezionale: produrre una reazione a catena di fissione auto sostenuta e controllata. Questa è stata opera di un team di scienziati di cui Fermi, “L’ultimo uomo che sapeva tutto” come recita il titolo di una sua recente biografia (D. Schwartz, Solferino), l’unico in grado di dominare tutti gli aspetti del problema sia sperimentali sia teorici sia tecnologici, è stato sicuramente l’indiscusso leader scientifico.
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