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Esponenti internazionali: l’economia cinese mostra forte resilienza e vitalità innovativa

Le Due sessioni attualmente in corso in Cina hanno suscitato l’attenzione di personalità internazionali, che ritengono che lo sviluppo economico della Cina abbia dimostrato una forte resilienza e una vitalità innovativa.

Jack Perry, presidente del 48 Group Club, ha commentato l’obiettivo di crescita economica del 5% fissato dalla Cina per il 2025, affermando che tale traguardo sia ragionevole, né troppo alto né troppo basso. Ha osservato che la Cina si sta concentrando su alcuni settori cruciali per l’economia odierna e futura, come l’intelligenza artificiale, le energie rinnovabili e i veicoli elettrici, e in molti di questi settori la Cina si trova in una posizione di leadership.

Francesco Sylos Labini, ricercatore del Centro di Ricerca Enrico Fermi, ha ribadito che i successi della Cina in campo scientifico e tecnologico non sono stati conseguiti dall’oggi al domani, ma si sono basati su una programmazione lungimirante e a lungo termine, che ha fornito una solida garanzia per l’innovazione tecnologica e ha consentito alla ricerca scientifica di procedere in modo ordinato.

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Bussola per un mondo in tempesta: l’età della convergenza

Pubblichiamo un estratto  dal libro “Bussola per un mondo in tempesta”, scritto da Francesco Sylos Labini e Matteo Caravani per Futura editrice, sulle crisi politiche e ambientali che attraversano la nostra epoca 

La Cina è passata dall’avere l’80% della popolazione in condi-zione di povertà estrema nel 1980 all’assenza di povertà estrema 40 anni dopo: l’aspettativa di vita, l’istruzione, la qualità della vita sono aumentate enormemente e la fame è scomparsa. Si tratta dello sviluppo economico di maggior successo della storia del-l’umanità avvenuto nell’arco di pochi decenni: basti considerare che in Europa ci sono voluti più di due secoli di colonialismo e di sviluppo capitalistico industriale per ottenere un risultato analogo. […]

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Il nuovo feudalesimo delle censure ai social

Lo scorso maggio l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato una mozione per il riconoscimento della Palestina con 143 voti a favore, 25 astenuti (tra cui l’Italia) e 9 contrari (tra cui gli Stati Uniti). La votazione non ha prodotto effetti concreti ma è stata significativa perché mette in luce l’isolamento internazionale dei Paesi occidentali e perché smuove le coscienze. Le comunità accademiche dei Paesi occidentali hanno mostrato sensibilità verso il problema anche grazie alle pressioni degli studenti che sono stati i primi a manifestare la solidarietà per la strage mostruosa in corso. Da un punto di vista istituzionale, però, poco si è mosso.In Italia il Senato accademico dell’Università per Stranieri di Siena ha approvato all’unanimità il documento sugli eventi di Gaza in cui “condanna con fermezza la smisurata rappresaglia perpetrata dallo Stato di Israele a Gaza in risposta all’esecrabile e ingiustificabile eccidio compiuto da Hamas il 7 ottobre 2023”. Più recentemente il Senato accademico dell’Università degli Studi di Siena, con una mozione approvata all’unanimità, si rivolge al Parlamento e al governo perché “l’Italia si unisca al gran numero di Paesi che, nel mondo, riconoscono ufficialmente lo Stato di Palestina”.

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