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Le emergenze in un mondo in cambiamento

Stiamo vivendo un periodo di cambiamenti epocali che comportano non solo una rivoluzione del nostro, come cittadini di un paese occidentale, mondo ma anche un riassetto dei rapporti di forza globali con rischi per la stessa sopravvivenza della specie umana. Le emergenze planetarie sono tre, sono in crescita vertiginosa e sono collegate tra loro: la guerra, i cambiamenti climatici e le disuguaglianze. Comprendere a fondo quello che sta accadendo sotto i nostri occhi è difficile non solo perché le informazioni che ci giungono dagli organi di informazione “main stream” (d’ora in poi i Main Stream Media – MSM) sono spesso deformate da interessi di vario tipo e spesso costruite con l’intenzione di confondere il pubblico, ma anche perché un periodo di cambiamenti così grandi come quelli che stiamo vivendo richiede delle nuove lenti concettuali per interpretare il presente e prospettare il futuro. Ed è di questo che ci dobbiamo occupare perché la tre emergenze citate sopra corrispondono ad una crisi politica e culturale senza precedenti.

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Patto di stabilità e MES


Il fisico Francesco Sylos Labini e l’economista Emiliano Brancaccio discutono sul nuovo patto di stabilità europeo e sulla mancata ratifica del Mes.  Secondo Brancaccio “il trattato resta stupido”. Ma sono scelte economiche chiare, si “vuole affamare la bestia dello Stato” riducendo spesa pubblica e servizi. Sylos Labini invece punta il dito contro la tecnocrazia che marginalizza la politica e rende i cittadini succubi di scelte dettate dall’alto.

Parole Proibite: Clima di guerra

Le politiche di riduzioni delle emissioni di carbonio sono talmente inadeguate che l’aumento di tre gradi si potrebbe raggiungere in questo secolo. L’1% più ricco della popolazione mondiale è responsabile del 16% di emissioni di CO2. L’Onu sostiene che nei paesi in via di sviluppo si verifica il 91% dei decessi legati alle condizioni meteorologiche estreme. Il rapporto rileva che ci vorrebbero circa 1.500 anni affinché qualcuno che si trova nel 99% più povero della popolazione produca tanto carbonio quanto i miliardari più ricchi producono in un anno. In sostanza i ricchi inquinano mentre i poveri ne pagano le conseguenze. Il problema dei cambiamenti climatici trova l’Europa all’altezza della sfida? Ascoltando anche le parole di Draghi sembrerebbe di no. Ma di chi è la colpa? Nella nuova puntata di Parole Proibite, Daniele Ognibene insieme all’economista Leonardo Becchetti, al fisico Francesco Sylos Labini e alla content creator e formatrice Alice Pomiato, provano a dare le risposte a queste domande.

John Mearsheimer sulla controffensiva ucraina

Diceva Ursula Von der Lyen appena dopo l’inizio della guerra in Ucraina “i militari russi stanno rubando i chips dalle lavastoviglie e dai frigoriferi per riparare l’hardware militare perché in Russia non ci sono più semiconduttori e l’industria è a pezzi”. Dopo un anno e mezzo di guerra la Russia sembra invece avere una industria bellica in pieno funzionamento in grado di far fronte all’esercito ucraino che ha alle spalle l’intero apparato bellico della NATO. Secondo un antico aforisma attribuito a Eschilo “in guerra, la verità è la prima vittima”: niente di più vero come abbiamo ben sperimentato nell’ultimo anno dove le frottole raccontate all’unisono dai politici e dai media mainstream non si contano più. Come orientarsi nel caos informativo è certamente un problema di ardua soluzione. È necessario allora guardare a chi ha osservato gli avvenimenti Ucraini perché oggetto del proprio lavoro scientifico. John Mearsheimer, professore di relazioni internazionali all’università di Chicago ed autore di un fondamentale nonché preveggente articolo sulla situazione in Ucraina nel 2014 (https://shorturl.at/hikVW), ha da poco scritto un dettagliato articolo (https://shorturl.at/jvSX8) sullo stato attuale del conflitto esaminando quella che ritiene la probabile traiettoria della guerra in Ucraina nel futuro. Riporto quelli che secondo me sono i brani salienti dell’articolo (traduzione mia), un primo riguardante gli esiti della controffensiva ucraina e il secondo sulle possibili prospettive della guerra.

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