Tag Archives: Guerra Russia Ucraina

The Economy is Real: This is How China Wins

THE DOUBLE MISTAKE OF EUROPE – Relying on the neoliberal creed, believing it would guarantee supremacy and lasting prosperity, and giving up the role of being a bridge between the United States and the emerging world.

In their recent trip to Beijing, both German Chancellor Scholz and US Treasury Secretary Janet Yellen reproached Xi Jinping for China’s alleged overinvestment in sectors such as electric vehicles, solar panels, and batteries, well beyond the capacity of its domestic market, in order to flood global markets with more competitive goods. They both stated that they will not accept their industries being cornered simply because Chinese products enjoy lower production costs.

According to the Chinese, these claims are unfounded. They argue that China’s rise in these sectors has been driven, among other factors, by innovation and supply chains that have made the Chinese production system more competitive. The trade war between Western countries and China seems to be escalating every day, laying the groundwork for a military confrontation in line with the well-known saying by Von Clausewitz that war is the continuation of politics by other means.

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L’economia è reale: così vince la Cina

IL DOPPIO ERRORE DELL’EUROPA – Affidarsi al credo neo-liberista con l’idea che le avrebbe assicurato primato e benessere duraturi, e rinunciare al ruolo di ponte tra l’alleato Usa e il mondo emergente

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If you want peace, you don’t prepare for war, but for negotiations.

According to an ancient aphorism attributed to Aeschylus, “in war, truth is the first casualty”: nothing could be truer as we have experienced in the last two years, during which the falsehoods propagated by politicians and mainstream media are countless. If reality can be distorted to convince the public of the righteousness of certain political choices—a phenomenon to which we have become accustomed—the problem becomes dramatic and dangerous when the ruling class loses all connection with the facts and becomes a victim of its own self-delusion.

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Vuoi la pace? Non prepari la guerra, ma i negoziati

Secondo un antico aforisma attribuito a Eschilo, “in guerra, la verità è la prima vittima”: niente di più vero come abbiamo sperimentato negli ultimi due anni in cui le frottole all’unisono di politici e media mainstream non si contano. Se la realtà può essere distorta per convincere l’opinione pubblica della bontà di certe scelte politiche – un fenomeno a cui ormai siamo assuefatti – il problema diventa drammatico e pericoloso quando la classe dirigente perde ogni collegamento con i fatti e rimane vittima del proprio autoconvincimento.

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La Nato abbaia ancora alle porte della Russia

I tamburi di guerra rullano. Rob Bauer, presidente del Comitato militare della Nato, ha affermato che “dobbiamo renderci conto che vivere in pace non è un dato di fatto. Ed è per questo che noi (la Nato) ci stiamo preparando per un conflitto con la Russia”. Nel Regno Unito il ministro della Difesa e il capo delle Forze armate parlano della generazione attuale come di quella “pre-guerra” perché “l’era dei dividendi della pace è finita”. La retorica che sta montando è gravissima e sta passando nella narrativa quotidiana senza problemi. Quando leggo commenti che sostengono che “se vuoi la pace prepara la guerra” mi viene in mente la famosa poesia di Trilussa L’eroe ar caffè, quello che “spiana li monti, sfonna, spara, ammazza, ‘per me – borbotta – c’è na strada’ sola e intigne li biscotti ne la tazza”. Se questi personaggi patetici spuntano come funghi nel dibattito pubblico non è un caso: la militarizzazione della società procede per mano di una élite che non ha alcuna legittimità per farla, ma sa che è l’unica maniera di tenere in piedi un potere ogni giorno più delegittimato.

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Clima e geopolitica: ecco il filo rosso delle guerre

(Pubblicato su Il Fatto Quotidiano)

La Russia ha invaso l’Ucraina, una guerra prevedibile e facilmente evitabile se vi fosse stata una seria volontà di tenere conto delle esigenze di sicurezza di tutti i Paesi coinvolti: ma l’Occidente era troppo sicuro che la sua forza economica avrebbe facilmente piegato un Paese visto come un “distributore di gas con bombe atomiche”. I conti si sono rivelati sbagliati e neppure la distruzione del Nord Stream ha danneggiato in maniera sostanziale la Russia.

La catastrofe a Gaza rappresenta l’esplosione vulcanica di una tensione che si è alimentata da mezzo secolo almeno e a differenza della crisi ucraina non si capisce quale sia lo scopo ultimo né di Israele, che sembra aver dimenticato che il fine non giustifica i mezzi, e che martoriare una popolazione non potrà che generare ulteriore odio e terrore, ma neppure dei terroristi di Hamas che hanno ottenuto di rimettere il problema palestinese al centro dell’attenzione internazionale a un prezzo insostenibile. Ma qual è il filo rosso che unisce le diverse crisi?

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John Mearsheimer sulla controffensiva ucraina

Diceva Ursula Von der Lyen appena dopo l’inizio della guerra in Ucraina “i militari russi stanno rubando i chips dalle lavastoviglie e dai frigoriferi per riparare l’hardware militare perché in Russia non ci sono più semiconduttori e l’industria è a pezzi”. Dopo un anno e mezzo di guerra la Russia sembra invece avere una industria bellica in pieno funzionamento in grado di far fronte all’esercito ucraino che ha alle spalle l’intero apparato bellico della NATO. Secondo un antico aforisma attribuito a Eschilo “in guerra, la verità è la prima vittima”: niente di più vero come abbiamo ben sperimentato nell’ultimo anno dove le frottole raccontate all’unisono dai politici e dai media mainstream non si contano più. Come orientarsi nel caos informativo è certamente un problema di ardua soluzione. È necessario allora guardare a chi ha osservato gli avvenimenti Ucraini perché oggetto del proprio lavoro scientifico. John Mearsheimer, professore di relazioni internazionali all’università di Chicago ed autore di un fondamentale nonché preveggente articolo sulla situazione in Ucraina nel 2014 (https://shorturl.at/hikVW), ha da poco scritto un dettagliato articolo (https://shorturl.at/jvSX8) sullo stato attuale del conflitto esaminando quella che ritiene la probabile traiettoria della guerra in Ucraina nel futuro. Riporto quelli che secondo me sono i brani salienti dell’articolo (traduzione mia), un primo riguardante gli esiti della controffensiva ucraina e il secondo sulle possibili prospettive della guerra.

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La teoria del realismo offensivo per capire la guerra

Nell’elaborazione di una buona teoria in fisica è necessario capire quali sono gli aspetti importanti da mettere al centro dell’analisi e quali i dettagli che si possono trascurare così da essere in grado di prevedere l’evoluzione futura di un certo fenomeno. Ascoltando il professor John Mearsheimer spiegare la sua teoria delle relazioni internazionali (https://shorturl.at/brs49) ho pensato che abbia seguito un approccio molto “da fisico” nella sua elaborazione.   Mearsheimer ha sviluppato una variante della teoria realista delle relazioni internazionali che si chiama realismo offensivo. Nella sua essenza la teoria realista considera l’elemento più importante quanto sia potente uno Stato, perché nel sistema internazionale, dove non c’è un’autorità superiore, ogni Stato vuole essere il più potente possibile, perché se si è deboli gli altri Stati se ne approfittano. I realisti ritengono che non abbia importanza se uno Stato sia una democrazia o un’autocrazia, uno Stato fascista o comunista, poiché tutti gli Stati operano nel sistema in cui non c’è un’autorità centrale e non hanno altra scelta se non quella di competere per il potere e di lottare per essere lo Stato egemone, cioè l’unica grande potenza. Questo non significa che la politica interna di uno Stato non sia importante, ma che si possa trascurare per comprendere come si comportano le grandi potenze a livello internazionale.

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Rovelli sulla guerra: la verità di Peter Pan

Nell’ultima settimana due diversi episodi che riguardano il ruolo pubblico degli scienziati sono stati all’attenzione dell’opinione pubblica: l’intervento sulla guerra del fisico Carlo Rovelli al concerto del Primo Maggio, e la polemica tra il geologo Alberto Prestininzi e Chloé Bertini di Ultima Generazione, un gruppo di attivisti sul problema dei cambiamenti climatici, nel programma di Corrado Formigli Piazza Pulita. C’è una differenza sostanziale tra questi due interventi.

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Se larga parte del mondo inizia a pensare di poter far a meno dell’Occidente

 Pier Giorgio Ardeni e Francesco Sylos Labini

 2 Maggio 2023

La globalizzazione ha reso ricco il mondo dei Paesi emergenti e ora né il “friendly shoring” (fare affari solo con i Paesi amici) ventilato dagli occidentali né le sanzioni a Mosca – di cui è colpito anche chi fa affari con la Russia – sembrano spaventarli

Quattordici mesi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Mosca, il cosiddetto ordine internazionale appare quanto mai fluido, pur in presenza dei nuovi “blocchi” che vanno configurandosi. Una nuova “cortina di ferro” è apparsa e si allunga lungo il confine occidentale della Russia, ora che la Nato ha trovato il modo di allargarsi e ricompattarsi. La fortezza dell’Occidente, tuttavia, sembra più isolata, a “difesa della democrazia” contro il resto del mondo che non pare più guardare ad essa come al faro del progresso. Da più parti, si direbbe, si comincia a pensare che forse si può anche fare a meno dell’Occidente e della magna pars in esso, gli Stati Uniti.

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